Speranza a Teramo, CasaPound: “Dimettiti”. D’Alberto: “Serve ospedale di secondo livello”

Un sarcastico benvenuto quello che CasaPound Italia ha riservato al Ministro Speranza in occasione della sua visita in provincia di Teramo: lungo il tragitto il ministro ha trovato affissi su alcuni cavalcavia dell’autostrada A24 striscioni che ne chiedevano le dimissioni.

“Il ministro della Salute Speranza è uno dei principali artefici delle disastrose scelte governative in ambito pandemico – afferma CasaPound Italia in una nota – dalla sottovalutazione iniziale del rischio, passando poi per la gestione caotica ed inefficiente della prima ondata, oggetto anche di un report altamente critico dell’OMS poi ritirato o fatto ritirare, per arrivare poi ad una seconda ondata che ha trovato l’Italia impreparata, al punto da spingere lo stesso Ministro a bloccare la pubblicazione del proprio libro di memorie, per arrivare al caos chiusure, che hanno gettato in crisi interi settori economici, come quello del turismo invernale. Nonostante tutto questo e a dispetto delle crescenti critiche per il suo operato, il ministro Speranza è rimasto legato alla sua poltrona, sopravvivendo politicamente anche al cambio di governo. Ora, in occasione del suo viaggio nella nostra Regione, abbiamo voluto ricordargli quella che secondo noi dovrebbe essere la decisione piú che doverosa da prendere per il bene dell’Italia, quella delle dimissioni”.

Il coordinamento dei comitati di Quartiere di Teramo ha scritto una lettera indirizzata al Ministro Speranza e anche al presidente regionale Marsilio e al primo cittadino di Teramo D’Alberto sulla localizzazione del nuovo ospedale. Lo stesso coordinamento si è reso promotore di un tavolo a cui hanno aderito 38 associazioni cittadine per difendere l’attuale collocazione dell’ospedale Mazzini a Villa Mosca. “La nostra non è una semplice posizione campanilistica”, spiega nella missiva il coordinamento dei quartieri, “ma il risultato di un’attenta analisi che parte dal valore degli alti indici di mobilità passiva registrati nella Asl di Teramo. Al riguardo, riteniamo che sia urgente ed indifferibile attuare un’offerta sanitaria migliore, a vantaggio della popolazione, soprattutto quella più bisognosa, con l’attuazione di provvedimenti che favoriscano l’utilizzo di maggiori risorse umane e di tecnologie innovative. Siamo interessati affinché la somma disponibile di €82 mln possa essere utilizzata per il riadattamento, per la riqualificazione e per l’ampliamento del vecchio nosocomio Mazzini, già dotato di ottime infrastrutture e collocato in un luogo ambientalmente salubre. Spendere centinaia di milioni di euro per una nuova struttura sanitaria, peraltro in un luogo non idoneo ambientalmente e posizionato ai margini della città, con una considerevole ricaduta sulle tasche dei cittadini, non pare possa essere la soluzione a vantaggio della collettività teramana. Le risorse finanziarie nella sanità, a nostro parere, dovrebbero essere destinate, come peraltro ha insegnato la grave crisi sanitaria in essere, in nuove tecnologie innovative ed implementando le risorse umane; alla sanità non sono utili le realizzazioni di “vuoti” contenitori”.

Una lettera è arrivata anche dal primo cittadino di Teramo, D’Alberto: “Quella odierna è una circostanza per rappresentarLe, seppur sommariamente, l’adozione dei più opportuni indirizzi per il potenziamento della qualità dell’offerta sanitaria della nostra provincia, con una considerazione di partenza che, in questo tempo, potrebbe apparire paradossale: ritengo che il miglioramento dell’offerta sanitaria e l’erogazione delle prestazioni non debbano avere come punto di riferimento il mero superamento dell’epidemia, ma vadano orientate verso una dimensione che si svincoli dalla contingenza per proiettarsi in una visione di prospettiva. Non bisogna tuttavia commettere l’errore di credere che basti riavvolgere le lancette dell’orologio al 2019, ma piuttosto cogliere le criticità e le difficoltà di un sistema sanitario che ha presentato deficit strutturali, superati solo grazie al sacrificio ed all’umanità eccezionali dimostrate da tutto il personale sanitario coinvolto, per tornare ad investire in maniera decisa sulla sanità pubblica. Una riflessione che perfettamente si cala sulla nostra realtà provinciale, dove l’emergenza pandemica è arrivata proprio quando era più che fiorente il dibattito sulla realizzazione di un nuovo ospedale, già parzialmente finanziato con importanti risorse pubbliche e da poter realizzare facendo ricorso ad ulteriori fondi. Le valutazioni erano sull’ipotesi della riorganizzazione della rete ospedaliera. Le principali tematiche sulla sanità pubblica vertevano, in estrema sintesi su: mobilità passiva; liste di attesa; carenza di personale sanitario; il tutto in uno scenario sanitario provinciale pubblico privo di strutture private. Ciò si inseriva in una proposta di pianificazione regionale che ridefiniva una rete ospedaliera abruzzese a due velocità, con uno sbilanciamento teso a favorire le province di Chieti e Pescara ed un depotenziamento di quella teramana. Lo schema regionale, infatti, disegnava da un lato il DEA funzionale di II livello ben dettagliato nell’area di Chieti/Pescara con dipartimenti interaziendali, e dall’altro, un DEA funzionale di II livello tra L’Aquila e Teramo, ancora tutto da definire, tale da determinare un ulteriore allargamento del gap tra la sanità teramana, peggiorandone ed impoverendone l’offerta, e quella pescarese/teatina. Non da ultimo, la nostra provincia, veniva accomunata con quella aquilana, causando un errore di prospettiva che rimuoveva la storia, la morfologia e le caratteristiche infrastrutturali di entrambi i territori. Come Amministrazione abbiamo cercato di declinare la discussione su profili diversi, nell’ottica dell’efficacia, dell’efficienza e della capacità di risposta qualitativa e quantitativa ai cittadini/utenti. Abbiamo indagato, così, potenzialità e criticità di un servizio essenziale e delicato che, con l’impegno di tutte le parti in causa, si voleva migliorato sia per i pazienti/utenti, sia per gli operatori del settore. Tutto quanto in itinere è stato congelato dall’arrivo della pandemia, ma ora appare necessario tornare a ripercorrere l’accaduto e riportare l’attenzione su tale vicenda, e la sua visita rappresenta la migliore occasione per una riflessione prospettica che consenta al nostro territorio di posizionarsi e di non indebolirsi ulteriormente a vantaggio di altri, con la consapevolezza di come la sanità sia cambiata non solo per la crisi Covid19. A tal fine, per fornire un primo elemento di concretezza e favorire l’analisi più corretta della situazione attuale, ritengo sia necessario compiere un primo passaggio, ovvero rivedere subito i criteri del cd. “Decreto Lorenzin”, che appaiono ora inadeguati in via generale per la tenuta sanitaria del nostro Paese ed in particolare per la realtà abruzzese, con specifico riguardo alla provincia teramana. Ritengo che sia giunto il tempo di superare il D.M. 70 del 2015 il cui impianto, sebbene allora improntato a condivisibili principi di omogeneità, qualità ed efficienza, per la sua rigidità si palesa oggi totalmente inadeguato a dare prospettiva ad un sistema sanitario pubblico che, alla prova dell’emergenza pandemica, si è difeso e ci ha difeso grazie all’ineguagliabile lavoro delle donne e degli uomini della sanità ma al contempo ha dimostrato tutta la sua sofferenza strutturale, effetti di anni di disinvestimenti, di contrazione della spesa e di riduzione dei presidi che ha finito per indebolire la portata sostanziale del diritto costituzionale alla salute. I rigidi parametri del Decreto Lorenzin penalizzano maggiormente Regioni come l’Abruzzo, ed in particolare il nostro territorio, che sconta gli effetti, non solo materiali ma anche e soprattutto socio-economici, di due eventi sismici che hanno ridefinito le esigenze delle comunità e che impongono, oggi più che mai, azioni finalizzate al potenziamento dei presidi, ospedalieri e territoriali, attraverso investimenti in innovazione che consentano di conservare e rafforzare la qualità dell’offerta sanitaria che le nostre strutture hanno sempre garantito sul territorio. Ecco perché abbiamo bisogno di deroghe specifiche. In questo contesto, come istituzioni, dobbiamo ampliare investimenti e risorse in sanità, che devono essere garantiti e rafforzati dal Governo, anche e soprattutto per l’area del cratere sismico del centro Italia 2016. Teramo e la Sua provincia hanno risorse, professionalità, competenze, storia, caratteristiche, esigenze, che giustificano e legittimano la presenza di un HUB di II livello sul territorio, avendo già oggi  peraltro l’Ospedale di Teramo tutte le specialità previste a tal fine dalla normativa fatta eccezione per la sola terapia intensiva neonatale. Dobbiamo partire da un reale sviluppo del sistema, che garantisca qualità e servizi e che risponda alla necessità di definire il contenuto, prima della costruzione di un contenitore. La realtà sanitaria vede confluire al suo interno attività di ricerca e sviluppo, competenza scientifica, ma anche professionalità capaci di scelte strategiche ed innovative che devono essere funzionali al territorio e rispondenti ai bisogni provenienti sia dal personale sanitario, sia, direi soprattutto, a quelle dell’utenza, dei cittadini. Egregio Ministro, l’Amministrazione Comunale di Teramo vuole condurre, nell’interesse della salute della popolazione cittadina e dell’intera Provincia, una partita forte, concreta, diretta, anche in virtù dell’importante trascorso storico che vanta la sanità del nostro territorio, così da renderla di nuovo tale. La volontà è di fare in modo che le decisioni politiche degli organismi di competenza superiore siano in linea con tale trascorso e con il disegno di prospettiva che si vuole delineare: recuperare un sistema sanitario efficace è un compito cui chi fa politica deve assolvere col massimo della serietà, della competenza e della capacità decisionale. Poter rappresentare a lei queste intenzioni, è uno stimolo e ci incoraggia a non lasciare ad un destino non di primo piano il nostro territorio. Certi della attenzione e del suo impegno sui temi sopra indicati, colgo l’occasione per ringraziarla del lavoro svolto in questi mesi drammatici e per esprimerle l’assoluta vicinanza a fronte di strumentali accuse, che poco hanno a che vedere con una politica alta e altra di cui abbiamo assolutamente bisogno in questo momento”.

“La nascita del nuovo hub vaccinale inaugurato oggi a Teramo può rappresentare la svolta decisiva sull’andamento della campagna vaccinale regionale”. E’ il commento dell’assessore regionale alle Politiche del Lavoro e dell’Università, Pietro Quaresimale. “E’ molto importante che in questo progetto che prevede di incrementare la somministrazione di vaccini sia entrata l’Università degli studi di Teramo, a conferma della centralità dell’ateneo nell’ambito dello sviluppo regionale. Del resto solo qualche settimana fa a conclusione di una mia visita al Rettore dell’Università teramana avevo ribadito, in linea generale, la centralità strategica del mondo universitario regionale nell’azione dello sviluppo tecnologico e di conoscenze dell’Abruzzo che si traduce in un maggior coinvolgimento nelle politiche del governo regionale. L’inaugurazione dell’hub vaccinale conferma questa linea politica, ma soprattutto mette il territorio della provincia di Teramo al centro della campagna vaccinale regionale”.

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