In Abruzzo si vive di più: studio dell’UniTe esalta lo “sdijuno”

Nel mondo ci sono cinque aree denominate “Blue Zones”, dove si vive meglio e più a lungo. E l’Abruzzo sarà oggetto di uno studio da parte dell’Università di Teramo per scoprire i segreti della longevità delle aree interne.

Questo il progetto presentato questa mattina dal professor Mauro Serafini, docente della Facoltà di Bioscienze dell’Università di Teramo e coordinatore dello studio “CenTEnari”. Ad una prima analisi, la diffusione di soggetti con età superiore ai 90 anni è concentrata soprattutto in quattro aree contigue ai Parchi del Gran Sasso e della Majella, alla Marsica. Questi dati, elaborati su quelli forniti dall’ISTAT, hanno evidenziato come circa 150 comuni abruzzesi delle quattro province abbiano generalmente un tasso di longevità paragonabile o superiore a quello di Villagrande, centro della Blue Zone italiana in Sardegna (le altre aree Blue Zones nel mondo sono Ikaria in Grecia, Okinawa in Giappone, il villaggio di Loma Linda in California e Nicoya in Costa Rica).

Il progetto che porterà avanti l’Università di Teramo punta a “scoprire” i segreti della longevità, magari anche esportando il modello dello “sdijuanare”: il fatto di garantire all’organismo un periodo di digiuno di 14/16 ore tra il pranzo abbondante seguito dal pasto frugale della sera alla colazione del giorno dopo, sarebbe infatti pratica alimentare considerata in linea tra le attuali teorie di concentrare i pasti della giornata, soprattutto per limitare l’apporto calorico serale.

“Sono a Teramo da due anni ed ogni studente con cui ho parlato, ha raccontato di avere un parente novantenne o centenario – ha raccontato il professor Serafini questa mattina, accompagnato dal Rettore Dino Mastrocola – Ne abbiamo fatto l’oggetto di una tesi e adesso andremo ad approfondire lo studio. Ovviamente verranno considerati anche altri elementi, come lo stile di vita rispetto a quello delle grandi città”.

 

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