Giulianova, il caso Be Estro. Il titolare minaccia di darsi fuoco con la benzina (VIDEO/FOTO)

Era deciso ad andare fino in fondo, Massimo Zarroli, marito di Natascia Di Ferdinando, titolare del Be Estro, il locale di piazza Fosse Ardeatine, a Giulianova Lido, finito al centro delle cronache locali per un provvedimento di smantellamento del dehors, stabilito dal Comune per lavori non autorizzati con occupazione di suolo pubblico.

L’uomo, accanto a sé, aveva una tanica di benzina. Aveva minacciato di darsi fuoco. Ma Roberto Trivelloni, personaggio molto conosciuto in città, gli ha sfilato quel contenitore.

“Non bisogna arrivare a gesti estremi”, dirà poi Trivelloni, “anche dinanzi a certe situazioni bisogna avere sennò, e non fare azioni plateali e pericolose”.

Il caso del Be Estro ha catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica in questi ultimi giorni. Soprattutto dopo la conferenza stampa di ieri dei titolari del locale che questa mattina, prima che iniziassero le operazioni di smantellamento della struttura, avrebbero preferito la presenza del sindaco Francesco Mastromauro e del dirigente Corinto Pirocchi. Ma c’era solo il funzionario, l’ingegner Flaviano Core, accompagnato dai vigili urbani per far rispettare l’ordinanza di rimozione del dehores. Nel mirino ieri era finito proprio l’ingegner Core per la situazione che si è venuta a creare.

L’occupazione di suolo pubblico e l’allestimento del dehores non erano stati autorizzati ma qualcuno aveva dato loro a voce il via libera per i lavori costati 30mila euro. Molti cittadini hanno espresso solidarietà ai proprietari del locale e hanno accusato il Comune di penalizzare chi lavora e paga le tasse. Ma di non fare nulla contro il commercio abusivo che anche oggi, giornata di mercato sul lungomare, è stato rappresentato da molti extracomunitari non in regola.

La ditta incaricata di eseguire le operazioni (costo complessivo 1200 euro a carico dei proprietari del Be Estro) ha atteso pazientemente il via libera. Prima c’è stato un lungo colloquio tra i carabinieri, i vigili urbani e i titolari che hanno continuato a far valere le loro ragioni, sperando che il tutto potesse ancora essere evitato. Ma non è stato così. Tuttavia, quando Zarroli ha chiesto di conoscere il POS (Piano Operativo di Sicurezza necessario per le zone considerate cantiere, come nel caso dello smantellamento del dehors), la ditta non aveva con sé i documenti. E quindi i lavori sono stati sospesi momentaneamente, per essere ripresi comunque poco dopo.

“Noi solitamente facciamo 40 coperti al giorno”, sottolinea Natascia Di Ferdinando, “stiamo subendo un danno, oltre alla beffa. Abbiamo chiesto un colloquio, abbiamo cercato un incontro per trovare una soluzione. Questa è la risposta dell’amministrazione comunale. In questa città è davvero difficile lavorare”.

C’era anche l’ambulanza della Croce Rossa perché a seguito delle minacce del marito della titolare di volersi dare fuoco, la situazione ne richiedeva la presenza.

“Io mi vergogno di questa situazione”, ha puntualizzato Massimo Zarroli, “ci stanno mettendo in ginocchio. Mi chiedo se sotto la lente di ingrandimento siano finite anche altre situazioni simili. Chi lo sa”.

Forse la questione avrebbe potuto essere risolta con un po’ di buon senso. Una soluzione avrebbe potuto essere trovata. I proprietari hanno confermato di aver presentato i documenti agli uffici competenti. Ma tra un passaggio degli atti da un ufficio all’altro deve essersi registrato un corto circuito. Nel frattempo il Be Estro perde il suo dehores.

 

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