Pescara: “Fiume contaminato dal deposito di idrocarburi” FOTO

Pescara. “Una pesante contaminazione dell’acqua di falda ben oltre le soglie di legge è stata scoperta presso il deposito di idrocarburi Abruzzo Costiero, a Pescara, situato in un sito a forte rischio esondazione lungo il fiume”.

Sono la Stazione ornitologica abruzzese e il Forum per i diritto dell’Acqua a riferire come, “nelle analisi svolte dall’Arta il 31 gennaio 2017, il metil-t-butil etere (MTBE), un composto tossico, è risultato avere valori ben 300 volte oltre la Concentrazione Soglia di Contaminazione (12.029 microgrammi/litro contro un limite di 40) nel piezometro 1, tra i più vicini al fiume”. Il sito si trova nella zona industriale di via Raiale, dove il fiume scorre ai confini con Spoltore.

“Problemi anche con altre sostanze pericolose”, aggiungono i due gruppi ambientalisti, “come il cancerogeno Benzene, trovato dall’azienda con valori 6 volte la soglia, e anche altre sostanze sono risultate avere valori critici, dal manganese all’1,2 dicloropropano“.

A rivelarlo sono i documenti della Conferenza dei Servizi svolta presso il comune di Pescara il 21 aprile 2017 per l’approvazione del Piano di caratterizzazione che dovrà accertare l’esatta provenienza della contaminazione, il cui verbale è stato poi validato e trasmesso solo il 13 dicembre scorso.

“Tra l’altro l’impianto è situato in una zona a massimo rischio di esondazione in quanto”, spiegano gli ambientalisti, “a fine anni ’90, prima dell’entrata in vigore delle norme specifiche sul rischio alluvioni, nessun ente aveva pensato di evitare che si costruissero serbatoi con capacità di 28mila metri cubi in un’area così vicina al fiume”.

“Fin da ora”, rimarcano Soa e Forum H2O, “evidenziamo che dovrebbe essere programmata una delocalizzazione dell’impianto viste le sostanze gestite dall’azienda e il contesto così rischioso. Tra l’altro la contaminazione è stata scoperta proprio dopo alcune esondazioni che hanno coinvolto le linee fognarie dell’impianto nel 2013 e 2015. Nell’ambito di una serie di controlli e del collaudo dell’avvenuta riparazione delle condotte è stata evidenziata questa contaminazione così pesante”.

“A questo punto”, concludono le associazioni, “vorremmo capire quali interventi sono stati messi in campo per la messa in sicurezza di emergenza e l’attuazione di tutte le iniziative previste dalla legge, visto che il D.lgs.152/2006 sulla carta impone tempi strettissimi mentre qui si è impiegato quasi un anno dal campionamento all’invio del verbale di approvazione del Piano di caratterizzazione. Si consideri che il fiume è a pochi metri e che la falda ovviamente è in collegamento con questo”.

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