Operazione cormorano, Pescara capitale del traffico di droga: albanesi, rom e napoletani a spartirsi la piazza da 3 milioni. 38 gli arresti

 

Koka_VladmirPescara. Trentotto arresti e novantadue persone indagate per una tra le più vaste operazioni condotte dalla polizia negli ultimi anni. Pescara come piazza privilegiata per il traffico di eroina e cocaina proveniente dalla Campania, dalla Lombardia e dall’Albania, passando per la Puglia, le Marche e mezzo Abruzzo. Sgominati ben cinque diversi clan e sequestrati quasi quaranta chili di stupefacenti. I dettagli dell’operazione Cormorano: materiale da romanzo di genere.

Più che l’illustrazione di un operazione di polizia sembra la stesura di una sceneggiatura. Sono stati il capo della Squadra mobile Pierfrancesco Muriana, il sostituto commissario del Reparto antirapina Mauro Sablone e l’ispettore superiore Nicola Sciolè della narcotici a raccontare tre anni di indagine, conclusasi questa mattina sotto la direzione del Pubblico Ministero pescarese, Barbara Del Bono. Un’operazione che ha impegnato più di 200 agenti nelle diverse città coinvolte, con la collaborazione del Reparto Mobile di Senigallia e del Servizio centrale operativo di Roma, portando il Gip del Tribunale di Pescara, Guido Campli, ad emettere 38 misure cautelari in carcere in corso di esecuzione in otto diverse province (Pescara, Chieti, Teramo, Campobasso, Macerata, Taranto, Napoli e Bergamo); ma sono ben 92 gli indagati complessivi e ammonta a 37 chili tra eroina e cocaina il materiale rinvenuto dalle unità cinofile e sequestrato durante i vari interventi.

Ben 650 pagine redatte dall’ispettore Sciolè per l’informativa finale dell’indagine: gli sono serviti vari mesi solo per scriverla tanti sono i dettagli. Particolari che non hanno nulla da invidiare ad un “romanzo criminale”. Clan di vario genere, connessioni con omicidi, transessuali, rom locali, il filone napoletano, il traffico internazionale, il laboratorio nascosto in un condominio, inseguimenti, speronamenti, intercettazioni telefoniche, linguaggi in codice, soprannomi, latitanti, criminali che gestiscono gli affari dal carcere in Albania. E ancora mamme, fratelli, cognati, figli, amanti e chi più ne ha più ne metta; ovviamente i soliti noti, specialmente per i pescaresi. E in mezzo la droga, tanta droga, tutta Pescara, che acquista, operazione dopo operazione, sempre fama di piazza di pregio. Dettagli che si inseguono e si snocciolano come un rosario, protagonista dopo protagonista e fanno risalire al collegamento di 5 clan. La prima pagina si apre con le indagini relative all’omicidio, tuttora irrisolto, di Emanuela Di Cesare, transessuale ucciso a Pescara il 22 aprile 2007; figura nota dell’ambiente trans pescarese è Massimo Giocondi, non implicato nell’omicidio ma si scopre essere abituale pusher del giro. Parte da qui l’intera Operazione Cormorano, che si intreccia ulteriormente con vari episodi di cronaca avvenuti nel capoluogo adriatico negli ultimi 36 mesi.

La cocaina di Giocondi proviene, infatti, dal clan di Napoli. Giovanni Cozzolino né è il capo, quarantottenne, detto Giannino, o “Amore mio”, o anche Pony, superando appena il metro e 55. Cozzolino, vero e proprio boss, veniva avvistato, già dalla fine del 2006, riunirsi almeno una volta a settimana insieme ai suoi fedeli nel piazzale del centro commerciale Cormorano di Montesilvano (da qui il nome dell’operazione). Con lui operavano la moglie, Brigida De Rosa, i cognati Massimo e “Rosetta” Ciotola e Federico Cortopasso. Corrieri del clan erano Antonio Sagliocco e Pietro Della Sciucca, quest’ultimo detto “O’ ragioniere”, montesilvanese che manteneva anche la cassa al boss Cozzolino, che mai si sarebbe fatto trovare in possesso di danaro utile da reinvestire in nuovi traffici. Convivente del “ragioniere” era Raffaella Vitelli, incaricata di “bonificare” le uscite dell’autostrada, cioè di verificare per il suo compagno in viaggio da Napoli che non vi fossero posti di blocco. “Vai a prendere la bicicletta”, le diceva in codice il corriere, “Tutto bene amore, adesso puoi uscire”, si sentiva nelle intercettazioni rispondere la Vitelli. Acquirenti e piccoli “galoppini” locali del clan campano erano, oltre al Giocondi, la pescarese Elisabetta Pavone, il chietino Manolo Palmerini e due pizzaioli di Martinsicuro, Gennaro Mango ed Egidio Padulano, che operavano nel nord della regione e verso le Marche,facendo base nella cittadina sempre più nota per fatti di droga e prostituzione. Fu Cozzolino a portare avanti gli affari nel primo periodo, fino a quando non rimase coinvolto in un incidente stradale nei pressi del casello di Caserta Nord, nel corso di un “viaggio di lavoro”: lui rimase gravemente ferito, mentre il corriere al suo fianco perse la vita. Furono, allora, i familiari a proseguire il traffico durante la convalescenza, e a riempire il “frigorifero vuoto” della vedova, come compete ad ogni clan criminale che si rispetti.

La droga dei napoletani veniva acquistata e smerciata sulla costa pescarese da due gruppi locali. Il primo è di natura rom, comandata da Claudio Spinelli, detto Lallone o “P38” (pistola fedele alle Brigate Rosse negli anni di piombo), quarantaseienne parente diretto del più giovane omonimo autore dell’aggressione di piazza Unione, che mandò in coma lo studente pugliese Luciano Zerrilli per futili motivi nel marzo 2010. Stretti collaboratori di Lallone erano il romano Luca Sanna e Raffaele D’Incecco. A condividersi il livello successivo del gruppo, oltre che i rapporti personali, c’erano la moglie Giovina De Rosa e la convivente foggiana Anna Bianchi; per conto della Bianchi spacciava il conterraneo Tommaso Cagnetta, mentre per conto di Sanna c’era smerciavano il cognato atriano Ivano Matticolo e Fabrizio Casalanguida nei confronti del quale è stato operato nelle ultime ore il sequestro di 173 grammi di cocaina. La figlia del D’Incecco, Stefania, è invece accusata di aver nascosto stupefacenti per conto del padre.

Il secondo, più ristretto ma più “pesante”, era guidato dal pluripregiudicato Claudio Di Risio, direttamente implicato nei crimini della celebre banda Battistini, che negli anni ’80 terrorizzò Pescara. Era il fratello, Eugenio, a mantenere i contatti con i napoletani, mentre Claudio e il compare “Italuccio” Gaspari erano impegnati a contendersi il predominio dello spaccio cittadino, anche attraverso gli avvisi dinamitardi che nel luglio 2007 fecero esplodere varie automobili nel quaritere di Rancitelli. Pertanto le indagini avevano modo di approfondire anche questi secondo e terzo gruppo di  persone che si approvvigionavano di stupefacente per poi rivenderlo in Pescara e provincia, ma anche nel più vasto territorio regionale abruzzese e nelle regioni limitrofe, con coinvolgimento di un gran numero di soggetti nel corso delle attività d’indagini, volta per volta, poi, identificati.

Il blocco di un corriere napoletano operato dalla polizia il 7 luglio 2007 portò i due capi Spinelli e Di Risio a rivolgersi ad altre fonti, facendo partire il filone albanese. Il boss in questo caso è il giovane Endrit Dokle, detto Titi o Diti. Clamorosamente, Titi gestiva lo scacchiere internazionale direttamente dalla cella del carcere in cui era detenuto, grazie a numerose conversazioni al cellulare. Abili, gli albanesi, a cambiare spesso sim e apparecchi utilizzati, costringendo gli inquirenti ad intercettare ben 188 linee telefoniche. La giovane età del Dokle e la libertà di azione nell’istituto di pena lascia pensare a figure di spicco della criminalità albanese agenti alle sue spalle, tant’è che ad ora risulta essere uno dei due latitanti sfuggiti agli artigli del Cormorano. Un’organizzazione che lo avrebbe dotato di due tuttofare “puliti”, incensurati: Fisnik Meca, detto Niko, e Fatmir Geca, detto Miri, Mario da quando agiva in Italia, tra il bergamasco e il senese, preferendo Imola come base fissa, insieme al fratello Elton, detto Tony. Basisti pescaresi Rejnald e Roxhen Velja, mentre Ylli Daja era il corriere per le Marche, arrestato l’8 ottobre 2007 con 3,5 chili di eroina addosso. Proficuo e ramificato il traffico albanese, che dall’est approdava nel nord Italia per poi scendere, per vie preferenziali, direttamente all’ambita Pescara; nelle intercettazioni, oltre alle curiose “macchine parcheggiate in salotto”, gli agenti hanno sentito gli albanesi chiedere ai propri capi di poter spostare la base da Imola più al sud, tant’era l’attività connessa al capoluogo adriatico  abruzzese. Da questo si rifornivano, infatti, altre famiglie rom che spiccano nello spaccio pescarese: i soliti noti Gargivolo, Di Rocco e Insolia. Il passaggio avviene tramite Claudio Spinelli, che dopo alcune forniture non pagategli da Luca Gargivolo, residente a Nocciano e quindi fornitore dell’entroterra della provincia, lo “gira” direttamente a Geca e Meca. Ma il 10 maggio 2008 viene arrestato, insieme al factotum di Lettomanoppello (Pe) con 5 kg di eroine, che verranno poi ricondotti al sequestro che la polizia compie il 3 giugno in un “laboratorio” albanese di eroina a Viadana, in provincia di Mantova: un garage con diretto accesso ad un condomino dove vengono rinvenuti presse, stampi, bilancini, ed ingenti quantità di paracetamolo, polvere usata come principio attivo per la Tachipirina, oltre che materiale da taglio preferito nel confezionamento dell’eroina per il sapore e il colore molto somigliante. A proseguire il lavoro della famiglia Gargivola ci penserà il fratello Enzo, appena uscito dal carcere per altri reati, unitamente alla madre, Giuseppina Insolia.

 

Infine, sempre nell’ambiente rom, a fornirsi dall’Albania era anche Guerino Di Rocco, detto Rino o “il cieco”, il quale acquistava anche da un altro albanese, Vladimir Koka, detto Vladi. Questi, a gennaio 2008 avrebbe portato in città ben 54 kg di “roba”. La polizia andò vicinissima al sequestro dei primi 29, mentre il 29 gennaio riuscì a bloccare i secondi 24 in una rocambolesca operazione svoltasi di fronte al supermercato Auchan, accanto all’aeroporto: gli agenti appostati notarono Rino Di Rocco prelevare sospettosamente la macchina “cargo” parcheggiata, con la quale si dette alla fuga dopo essere stato raggiunto dagli agenti e provò a speronare le volanti che lo inseguivano, prima di essere bloccato in flagranza. Fitta ed estesa, quindi, la trama dell’operazione. Non poche le difficoltà riscontrate dagli uomini di Sciolè nel tessere le connessioni tra i clan, con il Cozzolino che riforniva il Di Risio e lo Spinelli di cocaina e acquistava dal Dokle l’eroina, che riforniva tutti gli altri, tranne Koka che trafficava unicamente con Di Rocco. Determinane anche la collaborazione tra i vari nuclei operanti sul territorio nazionale per acciuffare i criminali fuggiti in lungo e in largo; basti pensare che dal filone lombardo si è sceso fino a Taranto per arrestare la coppia Vitelli-Della Sciucca. Al momento risultano latitanti Endrit Dokle e Vladimir Koka, attivamente ricercati sia in Italia che all’estero.


I 37 kg di eroina e cocaina sequestrati, una volta immessi sul mercato, avrebbe fruttato quasi 3 milioni di euro.  Notevole importanza hanno rivestito nell’indagine le operazioni di intercettazione che, seppur basate su discorsi criptici ed espressioni convenzionali tese a mascherare gli illeciti, hanno comunque permesso l’arresto in flagranza di circa 15 persone tra corrieri e depositari di stupefacenti. Da rilevare l’estrema pericolosità sociale evidenziata da alcuni degli indagati che, oltre ad annoverare numerosi precedenti penali, avevano nella loro disponibilità armi ed esplosivo, circostanze che rendono evidenti i pericoli che sono stati corsi e i rischi che sono stati affrontati da parte degli operatori che hanno condotto le indagini e che sono stati impegnati negli arresti e nei servizi di pedinamento e osservazione, svoltisi spesso in orari notturni ed in zone ad alta densità criminale.

Questi, in elenco, gli arresti e i sequestri effettuati nei tre anni di “realtà criminale”, che ha portato all’arresto di 38 e a indagare su ben 92 persone.

Elenco dei soggetti destinatari di misura cautelare:

  1. COZZOLINO Giovanni, detto “Giannino” o “amore mio” o “pony”, nato a Napoli nel 1963 ed ivi residente;
  2. DE ROSA Brigida, nata a Napoli nel 1965 ed ivi residente;
  3. CIOTOLA Rosa, detta “Rosetta”, nata a Napoli nel 1969 ed ivi residente;
  4. CIOTOLA Massimo, nato a Napoli nel 1974 ed ivi residente;
  5. CORTOPASSO Federico, nato a Napoli nel 1959 ed ivi residente;
  6. DELLA SCIUCCA Pietro, detto “ragioniere”, nato a Pescara nel 1952, domiciliato a Montesilvano (rintracciato in provincia di Taranto);
  7. SAGLIOCCO Antonio, nato a Sant’Antimo (NA) nel 1969 e residente a Montesilvano;
  8. VITELLI Raffaella, nata a Cosenza nel 1976 e residente a Montesilvano (rintracciata in provincia di Taranto);
  9. PAVONE Elisabetta, nata a Pescara nel 1980 ed ivi residente;
  10. MANGO Gennaro nato a Napoli nel 1973, residente a Martinsicuro (TE);
  11. PADULANO Egidio, nato a Napoli nel 1961 e residente a Tortoreto (TE);
  12. PALMERINI Manolo, nato a Chieti nel 1966 ed ivi residente;
  13. GIOCONDI Massimo, nato a Pescara nel 1969 e domiciliato a Montesilvano;
  14. SPINELLI Claudio, detto “Lallone” o “P38”, nato a Pescara nel 1965 ed ivi residente;
  15. SANNA Luca, nato a Roma nel 1975 e residente a Montesilvano;
  16. D’INCECCO Raffaele, nato a Pescara nel 1958 ed ivi residente;
  17. DE ROSA Giovina, nata a Lanciano nel 1966 e residente a Pescara;
  18. BIANCHI Anna, nata a Foggia nel 1986 e residente a Pescara;
  19. CAGNETTA Tommaso Salvatore, nato a San Severo (FG) nel 1970 e residente a Pescara;
  20. D’INCECCO Stefania, nata a Pescara nel 1981 ed ivi residente;
  21. MATTICOLI Ivano, nato ad Atri (TE) nel 1979 e residente a Montesilvano;
  22. CASALANGUIDA Fabrizio, nato a Pescara nel 1977 e residente a Montesilvano;
  23. DI RISIO Claudio, nato a Pescara nel 1962 e domiciliato a Collecorvino (PE);
  24. DI RISIO Aimo Eugenio, nato a Pescara nel 1957 ed ivi  residente;
  25. GASPARI Italo, detto “Italuccio”, nato a Pescara nel 1974 ed ivi residente;
  26. DOKLE Endrit, detto “Titi” o “Diti”, nato in ALBANIA nel 1983;
  27. MECA Fisnik, detto “Niko”, nato a Durazzo (ALBANIA) nel 1986 e residente a Colle Val D’Elsa (SI);
  28. GEGA Fatmir, detto “Miri” o “Mario”, nato a Durazzo (ALBANIA) nel 1986 e residente a Brignano Gera D’Adda (BG);
  29. VELJA Rejnald, nato a Durazzo (ALBANIA) nel 1986 e residente a Pescara;
  30. VELJA Roxhen, nato a Durazzo (ALBANIA) nel 1984 e residente a Pescara;
  31. DAJA Ylli, nato a Durazzo (ALBANIA) nel 1984, domiciliato in provincia di Macerata;
  32. GEGA Elton, detto “Tony”, nato in ALBANIA nel 1980 e residente a Brignano Gera D’Adda (BG);
  33. GARGIVOLO Luca, nato a Pescara il 29 settembre 1979;
  34. GARGIVOLO Enzo, nato a Pescara nel 1981 e residente Montesilvano (PE);
  35. INSOLIA Giuseppina, nata a Pescara nel 1963 ed ivi residente;
  36. VITALE Giuliano, nato a Lettomanoppello (PE) nel 1963 e residente a Pescara;
  37. DI ROCCO Guerino, detto “Rino” o “il cieco”, nato a Pescara nel 1975 ed ivi residente;
  38. KOKA Vladimir, detto “Vladi”, nato in ALBANIA nel 1981.

 

Nel corso della perquisizione effettuata a carico di CASALANGUIDA Fabrizio sono stati sequestrati 173 grammi di cocaina.

Durante le indagini sono stati effettuati i seguenti arresti in flagranza di reato:

 

  • 29 maggio 2007 arresto di FUSCO Erito, poiché trovato in possesso di grammi 70 circa di cocaina e materiale per il confezionamento;
  • 7 giugno 2007 arresto di SAGLIOCCO Antonio e DELLA SCIUCCA Pietro, poiché trovati in possesso di grammi 350 circa di cocaina;
  • 25 agosto 2007 arresto di GASPARI Italo, poiché trovato in possesso di grammi 320 circa di cocaina e nr. 94 candelotti di materiale esplodente;
  • 6 settembre 2007 arresto di FATIGATI Elio, poiché trovato in possesso di grammi 150 circa di cocaina, materiale per il confezionamento nonché una pressa artigianale;
  • 19 settembre 2007, arresto di DI RISIO Claudio, DI RISIO Aimo Eugenio, GASPARI Italo e PAOLUCCI Emidio, poiché, proprio al fine di imporre la loro supremazia sul controllo del traffico di droga in citta, effettuavano una serie di attentati dinamitardi;
  • 8 ottobre 2007, arresto di DAJA Ylli, poiché trovato in possesso di kg. 3,5 di eroina;
  • 30 novembre 2007 arresto di CRETU Aurelia, poiché trovata in possesso di grammi 452 circa di cocaina;
  • 23 gennaio 2008 arresto di MATTICOLI Ivano, poiché trovato in possesso di una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa e relativo munizionamento;
  • 29 gennaio 2008 arresto di KOKA Vladimir, poiché trovato in possesso di Kg. 23 di eroina e Kg. 2 di cocaina;
  • 8 aprile 2008 arresto di FATIGATI Annamaria, poiché trovata in possesso di grammi 10 di cocaina;
  • 7 maggio 2008 arresto di GIRINELLI Angela, poiché trovata in possesso di grammi 47 di cocaina e grammi 42 di eroina;
  • 10 maggio 2008 arresto di GARGIVOLO Luca e VITALE Giuliano, poiché trovati in possesso di Kg. 5 di eroina;
  • 15 maggio 2008 arresto di BIANCHI Anna, poiché trovata in possesso di grammi 8 di eroina e grammi 10 di cocaina;
  • 21 maggio 2008 arresto di FILOSOFI Ramina, poiché trovata in possesso di Kg. 1,8 di eroina;
  • 3 giugno 2008 in Viadana (MN) veniva rinvenuto un laboratorio per la lavorazione dell’eroina; nella circostanza veniva indagato un cittadino albanese.

 

Le foto dei destinatari degli arresti e del laboratorio di eroina sequestrato

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Il video degli arresti all’alba di questa mattina

 

Daniele Galli

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