Pescara, fondale a minimi termini: la petroliera Galatea rimane fuori dal porto

Pescara. La petroliera Galatea rimane ancora una volta fuori dal porto a causa dell’insabbiamento dei fondali. Fallite le operazioni di approdo di questa mattina, la nave fa rotta per Ravenna o Venezia. Un inconveniente che brucia centinaia di migliaia di euro.

Si credeva che i fondali della darsena fossero abbastanza profondi da accogliere ancora una volta la petroliera Galatea, seppur con il carico dimezzato a 3mila tonnellate. Una speranza già vana, dopo che due pescherecci sono rimasti incagliati domenica sera, finiti in una secca creata dalla piena del fiume e dalle forti mareggiate che congiuntamente hanno intasato l’imboccatura del porto durante l’ultima ondata di maltempo. Condizioni meteorologiche che hanno impedito alla draga Vega della LDM di proseguire con il dragaggio appena iniziato: in due settimane, infatti, i lavori commissionati dalla Regione sono riusciti a rimuovere al massimo 4mila metri cubi dei 30mila previsti.

A quanto pare, però, il piccolo lavoro fatto fin qui dalla Vega è già stato vanificato dal corso della natura: prevedendo fondali dai 4,5 ai 4,7 metri, la Capitaneria di Porto aveva autorizzato il nuovo ingresso della petroliera che serve la ditta Di Properzio per scaricare 3mila tonnellate di gasolio. Ma alle 7 di stamattina il capitano della Galatea non si è fidato del “pescaggio abbondante garantito” e ha chiesto alla direzione marittima di controllare nuovamente i fondali. Una motovedetta della Guardia Costiera è così tornata a misurare l’acqua dell’avamporto, scoprendo che in alcuni punti la profondità non superava i 2,3 metri. Sono soprattutto i fanghi che il fiume porta e che rimangono intrappolati dalla diga foranea, insieme alla sabbia che rientra dalla zona a nord della Madonnina, ad essere spinti dalla corrente marina verso le zone di manovra alle estremità dei moli.

PERSE CENTINAIA DI MIGLIAIA DI EURO

Il comandante dell’enorme imbarcazione non ha voluto rischiare di danneggiare lo scafo, rimanendo quindi in rada fuori dalla diga foranea, in attesa di ordini che porteranno la Galatea e il suo carico verso i porti di Ravenna o Venezia. E con essa prenderà ancora una volta il largo anche l’economia della marineria commerciale pescarese. “Ogni volta che una petroliera non riesce ad entrare vanno perse centinaia di migliaia di euro”, afferma Sabatino Di Properzio, titolare dell’omonima ditta che conteggia anche le perdite delle varie ditte di alaggio e di servizi antincendio coinvolte nelle operazioni di scarico, “purtroppo niente di sorprendente, è ciò che accade quando una struttura viene abbandonata”, commenta amaramente. Pronto a fare causa al ministero delle Infrastrutture, l’imprenditore riferisce che “anche nella migliore delle ipotesi, la Galatea non potrà ritornare a Pescara prima di due settimane (di norma attracca a Pescara due giorni a settimana, Ndr.), ora possiamo solo aspettare il nuovo via libera dalla Capitaneria, che ci aveva già assicurato che le dune di sabbia sommerse erano state rimosse”, conclude polemico Di Properzio.

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