Università L’Aquila, ancora disservizi per la facoltà di Ingegneria: stanchi gli studenti di Roio

L’Aquila. Si dichiarano stanchi gli studenti di Ingegneria della sede di Monteluco di Roio a L’Aquila che ieri si sono riuniti in un’assemblea, indetta dall’Udu L’Aquila, per discutere dei disservizi che ormai, da mesi, caratterizzano il rientro alla sede storica.

Tutto iniziò, come ricorda in una nota l’Unione degli Universitari, dalla comunicazione del Direttore Generale dell’Univaq sull’impossibilità di svolgere gli esami nel Polo di Roio, perché, per due mesi, sarebbe mancato il personale della protezione civile, necessario per garantire la sicurezza della sede. A quel punto l’Ama decise di sospendere la maggior parte delle corse che connettono Monteluco di Roio con il resto della città. Stesso discorso valse per l’Azienda per il diritto allo studio, che decise di chiudere i servizi di mensa e bar. Tutto ciò fino al 24 febbraio.

Numerose le perplessità degli studenti, che si chiedono ad esempio come mai l’Ateneo si debba avvalere di personale esterno per garantire la fruibilità di un polo universitario; “ancor peggio – prosegue la nota a firma Udu -, come mai tale personale non sia stato allertato anche nei mesi di gennaio e febbraio, nonostante la sede fosse comunque aperta e frequentata dagli studenti.  Senza considerare il timore degli studenti che questa situazione si possa ripetere nella prossima sessione d’esami Stesso discorso vale per l’Ama. Gli studenti, infatti, non ritengono affatto accettabile che un servizio pubblico venga drasticamente ridotto, nonostante la sede fosse quotidianamente presidiato da studenti e personale. Ma il premio per il miglior disservizio spetta all’Azienda per il diritto allo studio”.

Il riferimento è alla decisione di sospendere totalmente un servizio pubblico di assoluta necessità per gli studenti, perché ritenuto inutile per due mesi. “Evidentemente – continua l’Unione – l’Azienda non si è resa conto del fatto che nel “periodo di inutilità”, a Roio, per ben due mesi, ha lasciato senza pasti decine e decine di studenti. Ad aggravare il fatto, nonostante le lezioni fossero ricominciate il 24 febbraio, data di ritorno alla “normalità”, mensa e bar sono stati riaperti con un giorno di ritardo a causa di problemi di comunicazione tra l’Azienda e la società che eroga il servizio di refezione. Ora, dato che uno quota della borsa di studio è vincolata all’erogazione del servizio di vitto, come intende la Regione Abruzzo e l’Azienda per il diritto allo studio indennizzare gli studenti che non hanno potuto fruire di un loro diritto per due mesi? Le domande che da mesi stiamo ponendo alle istituzioni non ricevono ancora alcuna risposta, ma la partecipazione di ieri testimonia come gli alibi basati sull’emergenzialità iniziano ad essere poco credibili, e che gli studenti non accetteranno ancora a testa bassa, le scelte penalizzanti di Università, Comune e Regione”.

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