Fossacesia, il grido di dolore di un malato di Sla: ‘la sanità abruzzese costa troppo, meglio morire’

slaFossacesia. Roberto è di Fossacesia, ha quasi 50 anni. E un destino segnato. Il suo nemico numero uno si chiama Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Nemico numero due, i costi troppo elevati della sanità. La diagnosi è arrivata come un macigno nel marzo 2010: “malattia incurabile” gli hanno detto “fondamentale la fisioterapia cinque giorni a settimana”.

Roberto oggi è un uomo esasperato. Dalla malattia, in primis, che gli è stata diagnostica negli ospedali di Lanciano e Ancona e poi confermata dagli accertamenti clinici nei nosocomi di Roma, Milano, Torino e Chieti. “Dopo un mese e mezzo e tre visite della commissione medica che deve giudicare la mia malattia” racconta “devo ancora ricevere l’accreditamento della legge 104, fondamentale per la mia vita. Mi hanno accordato solo tre giorni di fisioterapia la settimana. Per entrare nella sperimentazione con l’Epo (o eritropoietina), occorre effettuare analisi di routine, tra cui ecocolordoppler, ecocardiogramma e visita cardiologica. L’attesa negli ospedali pubblici per queste analisi è di un anno e mezzo. Per far prima ho speso 240 euro”.

Come ricorda ancora Roberto, generalmente i malati di Sla dopo tre anni muoiono: facendo due calcoli “la mia attesa di vita è di un anno e mezzo”. Roberto oggi si reca al centro San Ste.far. di Lanciano per la fisioterapia, ma “mi viene detto che da domani saranno tutti in cassa integrazione per mancanza di fondi. I dipendenti non ricevono lo stipendio da mesi e lavorano stoicamente per i malati. Così da domani sarò un uomo sano, in quanto non potrò curarmi, se non a pagamento, perché la sanità abruzzese manda in cassa integrazione chi lavora con i malati. E dire che il lavoro non manca: oggi in un’ora sei malati hanno chiesto di essere curati e altri sono in lista d’attesa per la riabilitazione logopedistica”.

Quale potrebbe essere, dunque, la prospettiva per Roberto? Rivolgersi al privato? Costa troppo e lui non se lo può permettere. “La scelta mi é stata indicata da due amici, Romano e Roberto, che hanno scelto la via del paradiso pur di alleviare le casse della sanità abruzzese. Grazie a loro per il consiglio. Provvederò al più presto”.

La morte. Ecco qual è il destino di Roberto. Se non sarà la malattia ad ucciderlo inesorabilmente, saranno i costi insostenibili della sanità. Davvero non esiste altra soluzione?

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