Le lunghe liste d’attesa per accedere alle visite specialistiche sono uno dei grandi problemi della sanità italiana: ora in Italia può cambiare tutto.
La dicotomia tra sanità pubblica e privata continua, quasi come fosse una questione identitaria, una partita tra due fazioni opposte, per cui la scelta dell’una e dell’altra sembra quasi alternativa, determinando da che parte schierarsi per la propria salute.
In realtà, con due funzionamenti diversi e in modalità differenti, entrambe dovrebbero cooperare per garantire al cittadino i servizi migliori possibili per curarsi, effettuare test, ottenere diagnosi e terapie, soprattutto per quanto riguarda tutte le prestazioni erogate in ospedale.
Abbiamo visto negli ultimi anni quanto la macchina sia farraginosa per la prenotazione di visite nella sanità pubblica, con liste d’attesa molto lunghe anche per prestazioni urgenti, spesso anche con mesi o anni in più di distanza dalla chiamata al Cup fino alla vera e propria consulenza del reparto. A quel punto, le soluzioni sono due: aspettare, e in alcuni casi proprio non si può, o investire i soldi messi da parte e iniziare un percorso da un professionista privato.
Liste d’attesa in ospedale: la nuova legge ‘salta code’
Il problema è diventato ben presto politico e ora il governo sta tentando di metterci una pezza con una legge che è stata subito ribattezzata ‘salta code‘. C’è chi ha subito storto il naso, chi l’ha vista come una ‘mancia elettorale’ e, infine, chi ha accolto con favore questa soluzione.
La svolta, in realtà, riprende in parte quanto già previsto dal decreto legislativo n. 124/1998, cioè ribadendo il diritto del paziente di poter ottenere la visita in regime di attività libero-professionale intramuraria o privata, ma solo attraverso il pagamento del ticket.
Il piano del governo è composto da due provvedimenti, un decreto legge di sette articoli e un disegno di legge di 15 articoli, uno spacchettamento necessario per la mancanza di copertura finanziarie per tutte le misure.
Ma cosa cambia nel concreto per il cittadino? La possibilità di accedere al privato accreditato o all’intramoenia si prospetta come una soluzione importante, e finanziata da soldi già stanziati in passato, ma è tutto da verificare il suo funzionamento.
Nel decreto è prevista anche l’attivazione di una piattaforma nazionale, in cui verranno esposti i reali tempi d’attesa regione per regione. Si dovranno anche creare dei Cup unici a livello regionale che dovranno assicurare l’offerta sia delle strutture pubbliche sia private convenzionate.
Infine, ci saranno degli incentivi per i medici a lavorare di più con ambulatori e ospedali anche sabato e domenica per prolungare l’orario, e con una defiscalizzazione del 15 per cento degli straordinari per i medici.