Il peso crescente dell’inflazione sui costi dovrebbe spingere gli italiani a rinunciare a ciò che è superfluo, eppure ci sono prodotti di cui nessuno vuole fare a meno.
Ormai si parla di aumento di prezzi senza soluzione di continuità da 5 anni, ovvero da quando la pandemia di covid-19 si è abbattuta sul mondo intero modificando abitudini e anche percezione della vita di tutti. In quei giorni complessi sia a livello organizzativo che emotivo si è parlato spesso dell’impatto economico che avrebbe avuto la crisi sanitaria globale, ma forse nessuno avrebbe immaginato che la coda sarebbe stata così lunga.
Sulle prime, sia per la maggiore importanza della crisi sanitaria sia per via degli aiuti concessi dal governo, il fattore economico è stato relegato ad un secondo piano. Via via che la situazione è tornata sotto controllo, i cittadini si sono resi conto che il danno economico derivante dalla situazione appena vissuta era davvero grave.
La filiera produttiva ci ha messo qualche anno a tornare a regime, nel frattempo il costo delle materie prime e dei trasporti è lievitato e questo ha avuto un impatto diretto su quello dei prodotti finiti. A pagarne lo scotto i consumatori, i cui stipendi nel frattempo non sono cresciuti ( o non sono cresciuti abbastanza nel migliore dei casi) per far fronte al costo della vita.
Laddove prima si riusciva a fare una vita dignitosa – comprendente anche alcuni lussi – con poco più di mille euro al mese, adesso si è costretti a tirare la cinghia, risparmiare su qualsiasi cosa e cercare di evitare spese non necessarie.
L’impatto del carovita sulle abitudini d’acquisto degli italiani
I dati di questo inizio anno confermano che il carovita ha modificato le abitudini d’acquisto degli italiani. Sono sempre di più le persone che scelgono di risparmiare sull’acquisto di beni alimentari, optando per prodotti più economici (le sottomarche dei brand famosi) o sugli store brand, come ad esempio Lidl, MD e Eurospin, in grado di offrire le stesse tipologie di prodotti a prezzi decisamente più competitivi.
Al fine di adeguarsi alle nuove abitudini degli italiani, la grande catena di distribuzione organizzata sta cambiando la tipologia di prodotti forniti ai supermercati. Sono in aumento infatti i prodotti di privati che presentano costi di acquisto minori rispetto a quelli dei brand multinazionali come ad esempio Barilla, Mulino Bianco, Rummo o Findus.
Se i grossi store stanno riuscendo ad ovviare a questa maggiore prudenza economica degli italiani fornendo prodotti che costano meno, lo stesso non può dirsi per le piccole attività commerciali che risentono della parsimonia degli acquirenti e soffrono dunque maggiormente per gli aumenti dei costi di gestione.
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I prodotti a cui gli italiani non riescono a rinunciare
L’attitudine al risparmio e la maggiore attenzione al taglio delle spese superflue non ha intaccato alcune tipologie di prodotti. Nonostante le maggiori difficoltà economiche di questo periodo, infatti, ci sono settori commerciali che non stanno conoscendo la crisi e che al contrario continuano a macinare profitti.
Ciò a cui gli italiani non riescono a rinunciare nemmeno in questa fase di spending review sono i prodotti per la cura del corpo e della bellezza e i device tecnologici. Nonostante l’aumento dei prezzi, la richiesta di smartphone, PC, televisori e dispositivi tech rimane costante, mentre quella di prodotti per la cura e il benessere del corpo ha registrato addirittura un incremento costante.
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Un altro prodotto a cui gli italiani non riescono proprio a rinunciare è il caffè. Mentre per quanto riguarda i prodotti utili al tempo libero, si registra una richiesta costante di abbigliamento e strumentazioni utili a giocare a Padel, segno della popolarità di questo sport ma anche dell’interesse crescente per la cura del corpo e della salute attraverso l’attività fisica.
