Chi versa sul proprio conto corrente 2.000 euro in contanti rischia di ricevere un controllo da parte del Fisco. Può succedere a chiunque: ecco perché.
Come in molti sapranno già, negli ultimi anni si è assistita a una stretta decisiva sul denaro contante, con l’obiettivo di favorire e migliorare la trasparenza delle transazioni economiche e, di conseguenza, contrastare l’evasione fiscale. Dal 1° gennaio 2025, infatti, il limite massimo per i pagamenti in contanti deve essere di 5.000 euro. Questo vuol dire che le transazioni con una cifra superiore devono essere fatte con strumenti di pagamenti tracciabile.

In quest’ottica, si è deciso di rafforzare anche il potere di controllo dell’Agenzia delle Entrate, dove particolarmente incisive sono le regole che riguardano l’attività istruttoria. Parliamo quindi di quelle che sono le indagini bancarie e gli accertamenti bancari. Le attività istruttore sono disciplinate dall’art. 32 del D.P.R. n. 600/1973 e dall’art. 51 del D.P.R. n. 633/1972 e permettono agli uffici dell’Amministrazione finanziaria di ottenere informazioni e dati necessari sui rapporti tra la banca e i contribuenti.
Come funziona il controllo del Fisco: l’attività istruttoria
L’attività di controllo e di accertamento viene effettuata attraverso le richieste indirizzate a banca, poste e operatori finanziari, dove il Fisco ha il potere di valutare le movimentazioni riscontrate e i redditi dichiarati. Il legislatore ha previsto, in questo settore, una presunzione regale in merito al quale i versamenti fatti sui conti si considerano ricavi o redditi non dichiarati, salvo nel caso in cui il contribuente non riesca a provare l’estraneità a fatti imponibili.

La giurisprudenza di legittimità ha poi spiegato, in più di una occasione, che questa presunzione ha il potere di essere superata solo attraverso prova documentata e analitica. Bisogna aggiungere che alcuni flussi di denaro siano privi di rilevanza reddituale e possono rientrare in contesti affettivi o solidaristici, come ad esempio una somma di denaro ricevuta da un parente.
Con riferimento alla sentenza 31 dicembre 2024, n. 4378 della Corte di giustizia tributaria di secondo grado della regione Puglia, se si versano sul proprio conto, o sul conto di un parente, 2.000 euro in contanti, il rischio è ritrovarsi un controllo del Fisco. Questo perché non assumono rilevanza reddituale e l’Amministrazione dovrà fornire ulteriori elementi per chiarirne la natura reddituale.
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Cosa fare per non avere problemi con il Fisco
Per evitare di avere controlli a sorpresa del Fisco è importante di dimostrare l’origine dei fondi, questo passaggio è fondamentale per fini probatori nel caso in cui ci fossero delle indagini da parte dell’Agenzia delle Entrate. Perciò, le istituzioni suggeriscono di utilizzare sempre i metodi tracciabili come bonifico o assegno non trasferibile.

Quando vengono utilizzati gli strumenti di pagamento tracciabili, basta indicare una causale come “regalo” o “donazione” o “giroconto”, senza necessità di frasi e diciture particolari, ma questo solo se i soldi vengono girati da conto a conto. Se una somma di denaro viene portata in contanti, infatti, il Fisco potrebbe richiedere chiarimenti.
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Nel caso in cui ci dovessero essere dei contanti, infatti, si suggerisce la registrazione con un atto formale presso l’Agenzia delle Entrate prima di realizzare il versamento. In questo modo, si garantirà trasparenza e ci si proteggerà da eventuali contestazioni future. In definitiva, è sempre opportuno prendere tutte le precauzioni del caso e rimanere in regola, così da evitare qualsiasi problema.





