I funzionari dell’Ufficio delle Dogane di L’Aquila hanno scoperta una frode sull’IVA per un ammontare totale di circa un milione di euro.
Prendi i soldi e scappa si potrebbe dire. Il metodo messo in atto da una società che opera nel settore del commercio di parti e accessori per autoveicoli ha portato a una frode sull’IVA per oltre un milione di euro, una bella cifra che però, non è passata inosservata dai radar degli osservatori specializzati. La società infatti, è finita nel mirino dei funzionari dell’Ufficio delle Dogane, sotto segnalazione dell‘Ufficio Antifrode della Direzione Lazio e Abruzzo.
La segnalazione parte dall’Ufficio antifrode della Direzione Lazio e Abruzzo, mettendo in allarme e in azione i funzionari dell’Ufficio delle Dogane di L’Aquila. È stata effettuata un’analisi estremamente approfondita, che ha portato a svelare i meccanismi di frode, messi in atto dalla società che opera nel settore del commercio di parti e accessori per autoveicoli.
Sopralluoghi fisici e digitali
Una frode sull’IVA, una truffa in ambito di IVA intracomunitaria, che ha portato a un importo di un milione di euro. Questa l’attività messa in atto da una società che opera nel settore del commercio di parti e accessori per autoveicoli, scoperta con le mani nel sacco da una approfondita analisi partita dall’Ufficio Antifrode della Direzione Lazio e Abruzzo.
Dopo la segnalazione, a prendere in carico la situazione è stato l’Ufficio delle Dogane di L’Aquila che ha sgominato il sistema di scatole cinesi, che ha portato la società farlocca a una frode sull’IVA di più di un milione di euro. Per arrivare alla verità, sono stati effettuati diversi sopralluoghi: i funzionari si sono recati fisicamente sul luogo in cui, in teoria, è fissata la sede legale della società.
Sia il sopralluogo fisico, sia quello effettuato su “Google Maps”, hanno messo in luce la già chiara situazione: la società era inesistente. Inoltre, ulteriori indagini sui nomi che stavano dietro la società, hanno evidenziato come i legali rappresentanti che sono subentrati nel corso degli anni sono stati irreperibili o reticenti. La mancanza di tanti elementi, hanno determinato un lavoro di stima da parte dell’Ufficio Dogane.
Mancando la dichiarazione fiscale infatti, è stato quantificato l’ammontare della frode in più di un milione di euro, basandosi sulla documentazione necessaria per lo scambio di informazioni tra soggetti dell’Unione Europea.