Le bollette costituiscono una spesa importante per milioni di famiglie: si risparmia di più con i prezzi fissi o con quelli variabili? Scopriamolo insieme.
Nel grande marasma dell’inflazione che ormai da mesi e mesi interessa la nostra economia, le bollette sono diventate un costo piuttosto significativo per le tasche di milioni di famiglie italiane. Per questo in molti cercano di risparmiare il più possibile, ad esempio scegliendo un fornitore piuttosto che un altro.
A tal proposito è bene fare una premessa fondamentale: fino a gennaio 2024 la fornitura di energia in Italia si basava sia sul mercato tutelato che su quello libero. Nel primo i prezzi erano stabiliti dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), nel secondo erano soggetti a variazioni, sia in positivo che in negativo.
A partire da gennaio 2024 per il gas e da luglio 2024 per la luce, però, il mercato tutelato ha cessato di esistere e tutti i clienti (fatta eccezione per quelli considerati “vulnerabili”) sono dovuti passare al mercato libero, scegliendo il proprio fornitore.
Stando ai dati raccolti da Assium (l’associazione italiana degli utility manager), però, questo passaggio ha creato enorme confusione tra i consumatori. In particolare sembra che milioni di famiglie non sappiano districarsi tra le varie offerte del mercato libero, spesso finendo per pagare bollette particolarmente esose.
A tal proposito è bene mettere in luce che esistono contratti per le forniture a prezzo fisso e contratti a prezzo variabile. Ma quali sono i più convenienti? Secondo quanto concluso da Assium, pur in presenza di offerte vantaggiose presenti sul mercato, “la quota di clienti che ha scelto un’offerta fortemente non conveniente ha raggiunto il 22,6% per i contratti a prezzo variabile e addirittura il 43,6% per quelli a prezzo fisso“.
La spesa media annua per i contratti luce variabili si attesta su 725 euro, mentre per i fissi su 653. Corrispondenti al +15,3% e +3,8% rispetto alla bolletta media del mercato tutelato (che si attestava su 629,05 euro). Anche per quanto riguarda la fornitura di gas la situazione sembra intricata: la spesa annua media per i prezzi variabili è di 1.491,89 mentre per i fissi di 1.083,81.
Ne consegue che i contratti a prezzo fisso presentano un tasso di risparmio medio annuale di quasi il 27%, contrariamente ai variabili, con cui si va addirittura a spendere lo 0,67% in più rispetto ai vecchi contratti tutelati. In conclusione, insomma, è evidente come i prezzi fissi siano generalmente più convenienti in un mercato in cui gli aumenti di prezzo sono dietro l’angolo a causa dell’inflazione costante.