Scattano i rincari sui prezzi dei pacchetti di sigarette. Ma gli aumenti scontentano i consumatori che fanno sentire la loro voce.
È cosa ben nota: fumare accorcia la vita. La sigaretta è una specie di killer silenzioso che ogni anno toglie la vita a più di otto milioni di persone nel mondo. Una strage che rende il tabagismo se non il nemico pubblico numero uno della sanità pubblica, sicuramente uno dei suoi maggiori problemi.
Nel mondo i fumatori sono circa un miliardo e l’80% vive in Paesi a reddito medio o basso. Circa 7 fumatori su 10 iniziano a fumare già prima di essere maggiorenni e la stragrande maggioranza (il 94%) diventa fumatore prima dei 25 anni. L’aspettativa di vita di un fumatore si riduce in media di 14 anni e il fumo è considerato causa nota o probabile di almeno 27 malattie, tra le quali rientrano svariate patologie tumorali, cardiovascolari a respiratorie.
C’è poi da tenere conto dell’ecatombe che colpisce anche i non fumatori: il fumo passivo uccide ogni anno 1,2 milioni di persone nel mondo e quasi 65 mila delle morti riguardano bambini. Dati preoccupanti insomma che spiegano perché lo Stato abbia ingaggiato una dura battaglia contro il fumo e la dipendenza dalle sigarette. Una battaglia che passa anche attraverso gli aumenti dei prezzi delle sigarette.
Sigarette, aumentano i prezzi e i consumatori non ci stanno
Dal 20 marzo infatti le sigarette costano di più. Si parla di aumenti nell’ordine dei 10-12 centesimi. Un rincaro scattato con le modifiche tariffarie entrate in vigore col nuovo listino prezzi pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e Monopoli e riportato anche sul sito della Federazione Tabaccai.
Il Codacons però, per bocca del presidente Carlo Rienzi, si è fatto sentire. «In linea generale siamo favorevoli all’aumento dei prezzi dei prodotti che danneggiano la salute e mettono a rischio la vita umana», ha dichiarato RIenzi. «Ma intervenire solo sui listini delle sigarette sembra sortire effetti solo sui conti dello Stato, e non sulla salute pubblica», ha puntualizzato poi il presidente del Codacons.
In effetti le entrate statali derivanti dalle accise sui tabacchi sono aumentate di 4,77 miliardi nel 2023 (+46,6%), passando dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro dell’anno scorso. Nello stesso periodo di tempo però, stando ai dati ufficiali diffusi dall’Istituto superiore di sanità, il numero dei fumatori italiani è diminuito soltanto di un milione, scendendo da 11,5 milioni di persone a 10,5 milioni (in termini percentuali siamo passati dal 22% al 20,5% della popolazione nostrana, per un complessivo -1,5%).
Tutto questo sta a dimostrare, secondo il Codacons che «oltre ad intervenire sui prezzi con innegabili vantaggi per le casse statali, serve avviare una battaglia serrata al fumo e alla dipendenza da fumo, con misure davvero efficaci che allontanino i cittadini, soprattutto i giovani, dalle sigarette». Servono dunque misure più incisive per ridurre il gap tra rincari e diminuzione effettiva del numero dei fumatori.