Accessi abusivi nel sistema e dossieraggio: finanziere trasferito proprio qui

È stato uno dei casi di cronaca che ha tenuto maggiormente banco sui quotidiani nelle ultime settimane: i presunti accessi abusivi da parte di un tenente della Guardia di Finanza al database delle segnalazioni di operazioni di sospette.

La vicenda è molto complessa e solamente nei prossimi mesi si avranno sufficienti informazioni per tracciare un quadro completo su un avvenimento che ha fatto parlare di vero e proprio “dossieraggio”. Peraltro, ad accumulare ulteriori interrogativi sono arrivate le recenti dichiarazioni dello stesso interessato, che ha ammesso di aver visionato 40.000 segnalazioni di operazioni sospette inviate dalle banche all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia.

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Un trasferimento atteso, che riguarda la città dell’Aquila – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

Il protagonista è, come qualcuno avrà ben intuito, il finanziere Pasquale Striano, tenente delle Fiamme Gialle finito al centro dell’inchiesta su presunti accessi abusivi e dossieraggio che tiene banco nelle cronache nazionali.

Il trasferimento all’Aquila

Ebbene, il tenente è stato ora trasferito  da Perugia all’Aquila, come confermato dal quotidiano Il Messaggero, che ha precisato che il suo posto è ora nel comando regionale del capoluogo d’Abruzzo. Un trasferimento che è ritenuto inevitabile, considerato che il finanziere è indagato per una vicenda che ha scaturito un enorme clamore mediatico e che difficilmente potrà scemare in tempi rapidi.

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Il caso continua a tenere banco sui quotidiani nazionali – abruzzo.cityrumors.it – Fonte Pixabay

In una recente intervista Striano ha confermato che gli accessi alle segnalazioni erano il suo lavoro ma ha anche ammesso che i metodi non sempre erano ortodossi. “Ma non mi devono far passare per quello che non sono. Io adesso andrò a farmi le mie ragioni, perché loro (gli inquirenti, ndr) stanno inventando una marea di cose per amplificare una vicenda che invece è abbastanza ridicola”.

Il mio lavoro era quello di fare attività Antimafia e di farla bene. Di occuparmi di fenomeni che potevano essere calzanti: gli affari dietro al Covid, i bitcoin, i nigeriani. Ho fatto sempre ed esclusivamente questo” – ha poi ulteriormente aggiunto, per poi scagliarsi in modo netto nei confronti della Direzione Antimafia, che per il tenente della GdF non avrebbe “motivo di esistere”.

Se la Dna fosse come la ha concepita Falcone, così come la Direzione investigativa antimafia per cui ho lavorato – e non sono uno che sputa nel piatto dove ha mangiato – allora sarebbe diverso. Ma purtroppo lì ci sono uomini che non sono più in grado di fare le indagini. Io ho evidenziato a chi di dovere le criticità e non cercavo gratificazioni. Poi, non lo scopro io, esisteva una lotta tra magistrati. Una gara a chi era più bravo, a chi era più bello, a chi aveva più potere. Questo lo spiegherò in Procura e in Tribunale” – ha poi concluso.

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