C’è un caso ben preciso che fa perdere il congedo INPS in modo definitivo perché non lo si potrà più richiedere: ecco quali sono i motivi e cosa sapere.
Quando si parla di congedo INPS ci si riferisce a quell’istituto che consente ai neo-genitori lavoratori e lavoratrici di astenersi dall’attività lavorativa nei primi anni di vita del figlio, in seguito a una riduzione o sospensione dello stipendio mensile. È uno strumento importante disciplinato dal D. Lgs n. 151 del 2001 (Testo unico sulla maternità e paternità), ed ha come obiettivo la conciliazione tra vita familiare e professionale.

Il congedo parentale è una misura che può essere richiesta da tutti i genitori. Negli ultimi anni, questo strumento ha visto diversi interventi da parte dei legislatori, con l’obiettivo di renderlo più flessibile e idoneo alle esigenze di professionisti. Attualmente, questa misura è rivolta soprattutto alla tutela di padri lavorativi, favorendo e incentivando la bigenitorialità intesa proprio come condivisione, cura e assistenza dei genitori del bambino. Quello che però non tutti sanno è che in un caso si perde il diritto di richiederla. Andiamo a vedere per gradi.
Congedo paternità INPS obbligatorio: come funziona e in cosa consiste
Il congedo di paternità obbligatorio è una fase di astensione dal lavoro della durata di 10 giorni, fruibili in un periodo che va dai due mesi precedenti alla data presunta del parto ai cinque mesi successivi a questa data, questo spetta sia in caso di nascita ch di morte perinatale. È una misura che viene riconosciuta ai padri lavoratori.

Lo stesso periodo di tempo viene calcolato anche per quanto riguarda la data di ingresso in famiglia di un minore, questo sia in caso di affidamento, di adozione o di collocamento temporaneo. Come già accennato, lo scopo di questa misura è ottenere una ripartizione più equa delle responsabilità di assistenza tra donne e uomini e anche permettere una instaurazione precoce del legame padre e figlio.
Il D. Lgs. 30 giugno 2022, n. 105 ha introdotto importanti novità in merito al tema, in materia di conciliazione vita-lavoro, introducendo sanzioni amministrative pesanti per i datori di lavoro che impediscono al dipendente di fruire diritto di congedo. Inoltre, il legislatore ha disposto un incremento di 11 mesi per i nuclei familiari mono-genitoriali.
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Quando decade il congedo di paternità INPS
L’INPS, inoltre, ha fornito dei chiarimenti per quanto riguarda i termini di prescrizione e decadenza della misura con il messaggio n. 4301/2024. Per prima cosa, la norma prevede che il congedo paternale spetta a tutti i genitori che ne inoltrino la domanda, l’importante è che siano lavoratori dipendenti. L’istituto ha spiegato che il congedo si concluderà nel caso in cui dovesse cessare il rapporto di lavoro.

Nel dettaglio, facendo riferimento al termine di prescrizione, l’INPS ha precisato che si applica il termine annuale, proprio in deroga al regime ordinario disposto dal codice civile, previsto per l’indennità di malattia. In merito alla decadenza, anche in questo caso di applica il termine annuale.
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A quanto detto, bisogna sottolineare che questo congedo, inoltre, non va a sostituire ma solo ad aggiungersi al periodo di congedo di paternità alternativo, che spetta al padre solamente in funzione della morte, abbandono del figlio della madre o grave infermità della madre.





