Il divorzio implica una serie di azioni burocratiche fastidiose: gli ultimi aggiornamenti riguardanti l’assegno di mantenimento.
Quanto di più fastidioso consegue la fine di un matrimonio sono le pratiche burocratiche legali associate alla causa di divorzio che pero’ sono assolutamente necessarie per mettere la parole fine a livello legale.
Due coniugi si sono amati per anni e poi si ritrovano a lottare per la propria supremazia in tribunale, nel tentativo da una parte di non riservare alcun assegno di mantenimento e dall’altra di farlo lievitare impunemente.
L’assegno di mantenimento successivo al divorzio si traduce nell’obbligo per il coniuge più forte di inviare mensilmente una cifra che funga da sostegno economico per il coniuge debole. Questa è la definizione riassuntiva, ma implica comunque una serie di step prima della sua conferma. In primo luogo, il partner in difficoltà deve provare in tribunale la sua impossibilità a raggiungere un’indipendenza economica concreta.
Questo significa non possedere un reddito, non riuscire a trovare lavoro ed aver ricevuto esiti negativi conseguenti alla richiesta di divorzio oppure avere uno stipendio troppo modesto per seguire uno stile di vita dignitoso. In passato la parte in causa più forte doveva garantire il medesimo tenore di vita della vita coniugale.
Questa clausola è stata modificata per favorire la ricerca nel coniuge debole di un’indipendenza economica duratura.
In secondo luogo, il giudice – per stabilire l’ammontare dell’assegno – valuterà l’ambiente territoriale di residenza e la potenziale cifra necessaria per abitarvi. Esempio: laddove il coniuge debole risieda in centro città a Milano e questo implichi almeno 1600 euro al mese per sopravvivere, il coniuge forte dovrà fare in modo che l’ex partner riceva tale somma.
Nel caso in cui lo stipendio sia modesto – ipotizziamo 1000 euro al mese – il coniuge forte verserà un assegno di 600 euro al coniuge debole.
In terza battuta, il giudice valuta la durata del matrimonio e l’età anagrafica del coniuge debole. Se ad esempio le parti in causa hanno superato i 50 anni, è evidente che la possibilità di trovare un’occupazione che possa sopperire alla mancanza del partner diventa particolarmente difficile, soprattutto se uno dei due si è occupato esclusivamente della casa.
In quel caso l’assegno di mantenimento potrebbe lievitare, sempre considerando le disponibilità economiche di entrambi i divorziati.
Esistono poi una serie di fattori che il tribunale non può non valutare, come l’eventuale possesso di una casa o di un reddito patrimoniale, la possibilità di rientrare nelle categorie di cittadini che possono potenzialmente accedere ai sostegni economici previsti dallo Stato Italiano eccetera. Solo una volta considerato l’intero sistema famigliare nel quale i due coniugi hanno convissuto, il giudice potrà stabilire la cifra dell’assegno di mantenimento.