Roseto, Giornata della Memoria: don Aniello al Moretti

“Conservare la memoria è fondamentale, perché fatti come quelli che hanno caratterizzato la storia dell’umanità, purtroppo in negativo, non abbiano mai più a ripetersi”.

 

Don Aniello Manganiello, il parroco di Scampia, che ha dato vita all’associazione Ultimi, ha tenuto una vera e propria lezione sulla Giornata della Memoria, al cospetto degli studenti dell’Istituto Moretti di Roseto, nell’ambito della XXIII edizione del premio Borsellino. Ha tracciato un ricordo di ciò che è accaduto nella Seconda Guerra Mondiale, della pazzia nazista frutto della mente malata di Hitler. Ma si è soffermato anche su altre storie di atrocità del secolo scorso che sono tantissime, con un invito importante rivolto proprio ai ragazzi. “Pensiamo alla Russia di Stalin, all’Armenia, ai genocidi in Africa”, ha aggiunto il parroco, “io esorto i ragazzi a rivedere la loro vita, affinché non siano mai indifferenti”.

 

Perché l’indifferenza uccide più di ogni altra cosa. Un aspetto emerso più volte in occasione degli appuntamenti finora proposti nell’ambito del premio Borsellino. Don Aniello bacchetta chi pensa ancora oggi che la Shoa non sia mai avvenuta, è pazzia credere che l’olocausto sia solo pura invenzione. “Ma come si può negare quanto accaduto”, aggiunge Don Aniello, “sarebbe come negare l’America. Siccome non ci sono stato, allora non esiste. Non è così, non è affatto così. I russi quando entrarono ad Auschwitz trovarono corpi umani, forni crematori, migliaia di scarpe, capelli”. E’ stato un appuntamento seguito con grande attenzione quello programmato oggi all’istituto Moretti.

 

Durante il dibattito si sono alternati il giornalista Luca Maggitti che collabora da oltre 20 anni al premio Borsellino, la professoressa Sandra Renzi e Francesca Martinelli che ha aperto la giornata leggendo un brano toccante sulla Shoa. La dirigente scolastica del Moretti, Sabrina Del Gaone ha sottolineato come sia importante affrontare l’argomento con gli studenti. “Il nostro compito”, ha ricordato la preside, “è quello di far in modo che i nostri studenti sappiano cosa è accaduto. Che si rendano conto delle atrocità che il genere umano è capace di commettere. La memoria è il miglior vaccino”.

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