Un uomo viene portato in sala operatoria per l’espianto degli organi, ma un’infermiera si rende conto che è ancora vivo
Era stato dichiarato morto dopo un attacco cardiaco, portato il sala operatoria per l’espianto degli organi. Eppure, qualcosa non andava. Una delle infermiere presenti si è resa conto che stava accadendo qualcosa di insolito: “Quell’uomo si muoveva, sembrava che si dimenasse sul letto. E quando ci siamo avvicinati piangeva visibilmente”.
A rendersene conto è stata Natasha Miller, appartenente all’equipe dell’ospedale Baptist Health di Richmond. La donna ha fermato l’operazione e portato l’attenzione dei medici su quei movimenti, quasi impercettibili, che aveva notato però a occhio nudo. L’uomo si muoveva, piangeva. Quello che sembrava essere un corpo defunto, era in realtà ancora in vita.
Svegliarsi e scoprire che ti stanno espiantando gli organi, un caso apparentemente incredibile, che ha lasciato senza parole i residenti del Kentucky. Avvenuto nel lontano 2021, a distanza di tre anni la notizia è emersa di giornali locali, dopo due inchieste, una statale e una federale, la verità è stata diffusa dalla stessa famiglia di Anthony Thomas ‘TJ’ Hoover II, vittima di un grave errore.
La sorella Donna Rhorer ha deciso di far circolare la storia, l’ha ricostruita con i media, raccontando dell’arresto cardiaco dopo un’overdose di droga e della scelta dei medici di staccarlo dai supporti vitali, quando non dava più segni, e di procedere con l’espianto degli organi.
“TJ è ancora vivo!”
Il racconto di Donna strappa stupore nel momento in cui racconta di aver visto il fratello aprire leggermente gli occhi mentre veniva portato sulla barella in sala operatoria: “Ci è stato detto che erano solo riflessi, una cosa normale. Non avevamo nessuna competenza per mettere in discussione il sistema sanitario”, confessa la donna, che poi, però, prosegue con il racconto.
Dopo qualche minuto di attesa un medico esce e spiega loro che TJ “non era pronto” per l’operazione. Un’affermazione che si trasforma più tardi in un’ammissione di responsabilità: “TJ era ancora vivo”, esulta la donna che lo riporta poi a casa.
Una vicenda che inevitabilmente ha messo in seria discussione l’operato e l’affidabilità dell’ospedale che, in seguito, ha pubblicato una nota stampa dichiarando che la salute dei pazienti rappresenta “la massima priorità. Collaboriamo a stretto contatto con loro e le loro famiglie per garantire che i desideri dei nostri pazienti in merito alla donazione di organi vengano rispettati”.
Allo stesso modo anche la Koda ha fatto sapere che “non abbiamo mai preso organi da pazienti vivi e che nessuno è mai stato pressato per farlo, non siamo noi a dichiarare la morte, ma abbiamo solo l’autorità di procedere con il recupero degli organi dopo che il responsabile di assistenza sanitaria ha dichiarato la morte”.