“Portate il vostro sguardo e un mezzo fotografico e riprendiamoci ciò che siamo”, dice la Casa del Popolo che tenta di ricostruire la realtà delle case popolari attraverso la fotografia.
“Edilizia Popolare: da sogno socialdemocratico di una casa pulita, sicura e bella per tutti e tutte ed emancipazione dalla schiavitù dell’affitto, a delizia di costruttori privati e questurini. Ghetti comodi a creare disagio sociale e crimine, autostrade per speculazioni edilizie in cui politicanti corrotti e palazzinari rappresentano loro stessi cementificando le periferie per gentrificare i centri storici. Cattedrali in deserti abbandonati, tirate su gonfiando preventivi e tagliando sui materiali, grazie alle quali la borghesia esalta se stessa in un’orgia classista. I soldi dei lavoratori e delle lavoratrici finiscono attraverso appalti pilotati da amministratori pubblici borghesi nelle tasche di costruttori borghesi che pagano mazzette agli amministratori borghesi di cui sopra: solidarietà di classe. Un’autorappresentazione in cui una classe egemonica gestisce e intasca la ricchezza prodotta dalla classe sottoposta e, in cambio, le dà case di basso valore in posti isolati per costruire a loro stessi ville lussuose in posti salubri. Case per tutti, tutte e tuttə sane ed economiche, libertà dalla schiavitù dell’affitto. È necessario tornare all’idea originale, non ne possiamo piú di case abbandonate al degrado. Non vogliamo piú vedere persone abbandonate che vivono dentro case abbandonate; l’emergenza abitativa è reale! Mettere tutta la comunità al centro del villaggio, il mutuo aiuto e la convivialità come punti cardinali dell’edilizia popolare.
Raccontare le Case Popolari attraverso lo sguardo della Classe che le vive; lontano dal voyeurismo giornalistico e dalla criminalizzazione poliziesca, guardare con gli occhi di chi vive e frequenta i “palazzi” del territorio teramano, caratterizzato da costruzioni vecchie e fatiscenti e dall’onnipresente incubo del terremoto”.