Chieti. Al Supercinema di Chieti si è svolta la quarta edizione de “La Befana del Vigile”. A consegnare i doni ai bambini, anche quest’anno è stato il cabarettista teatino Federico Perrotta nelle vesti appunto di Befana.
La consegna dei doni è stata preceduta da uno spettacolo.
“Un appuntamento molto sentito perché 6-7 anni fa lo avevo promesso ad una persona che non c’è più – ha detto Federico Perrotta alla fine della manifestazione – e allora lo continuerò a fare finché ci sarà e finché avrò la possibilità di farlo. I bambini sono la speranza, per me non solo la speranza per il futuro ma sono il presente. Io ascolto quello che dicono con le varie gag che si vengono a creare per poi riportarlo sul palco. A differenza di quello che si dice in Italia, recitare è giocare, a me piace giocare tantissimo con i bambini facendoli sognare, ancora una volta a Chieti e ancora una volta con la befana. Ai bambini chiedo sempre se sono contenti del regalo e se gli piace. Quando li vedo, dalle loro espressioni, dalle loro facce capisco tante cose. Si capisce che cosa c’è dietro, che tipo di famiglia c’è, che tipo di ansie vengono trasmesse dai genitori ai figli e che tipo di rapporto c’è ad esempio con la madre ed il padre. Ci sono ad esempio quei bambini che hanno un attaccamento molto forte alla famiglia, prendono il regalo ma non abbracciano la Befana. Bisognerebbe stare attenti perché io ho avuto la fortuna di avere genitori con la mano forte, mano forte che deve servire a crescere però il bambino deve essere libero da ogni tipo di paura, inibizione e pudore. Se i bambini si spaventano davanti ad una maschera devono saperla abbracciare ed i genitori devono saper mollare un po’ i bambini e lasciarli andare. Propositi per il nuovo anno? Mi piacerebbe tantissimo che Chieti e l’Abruzzo possano vivere un anno più sereno di quello precedente, è difficile che sarà più pesante. Spero che sia un anno di buoni propositi, continuo a fare quello che sto facendo cercando di farlo bene, crescendo ogni giorno come attore ma allo stesso momento come uomo”.
Francesco Rapino