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Alla Rianimazione di Chieti riprese di ‘Lettera per amore’

Viaggio “sentimentale” nella sofferenza

Chieti. Al via oggi, presso la Rianimazione dell’ospedale di Chieti, le riprese del documentario “Lettera per amore (cerchiamo le parole)”, l’iniziativa promossa dall’Associazione HUB-C cultura, guidata da Giovanna Romano. Il progetto, come nelle passate edizioni, mira a esplorare la dimensione profonda dell’animo umano in contesti differenti, al fine di far emergere emozioni che possano diventare patrimonio collettivo.

A raccogliere le testimonianze degli operatori sanitari che accettano l’invito a guardarsi dentro, sollecitati da domande esistenziali, è Barbara Giuliani, poeta pescarese.

Le conversazioni partono dalla domanda “Cos’è l’amore?” posta a medici, specializzandi, infermieri e Oss del reparto, che interroga in modo particolare operatori che sono a contatto in ogni momento con il dolore, in tutte le sue espressioni. Un dolore che può essere lenito ma che nel tempo rende muti, affligge i corpi dei malati e, giorno dopo giorno, può penetrare la mente di chi quei corpi cura. Una condizione che può mettere a dura prova la stabilità emotiva e l’adesione alla missione di curare l’altro. C’è spazio, allora, per andare a guardare “dentro” la relazione col paziente, per capire come questa interferisce con l’idea dell’amore di ciascuno, invertendo, a volte, l’equazione tra “chi può dare e chi può ricevere”.

Questo, dunque, il perimetro esplorato da Barbara Giuliani durante i colloqui, che saranno raccontati per immagini e chiuderanno la prima parte del progetto, che si concluderà, poi, con la produzione del video e del reportage fotografico. Un racconto per parole e immagini degli uomini e delle donne che hanno consuetudine con il dolore e non temono di misurarne gli effetti sulla loro vita.

“Rianimare – ricorda Salvatore M. Maggiore, direttore dell’unità operativa – vuol dire dare una nuova vita. Il nostro è il luogo della speranza, nel quale l’amore è una componente fondamentale, perché la relazione che si crea fra i nostri operatori e i degenti del reparto apre di nuovo il malato al mondo: fa rifluire il suo sangue, gli dona le parole, gli restituisce la sua storia”.

“Tutte le riprese e la documentazione raccolta sono parte dell’archivio dell’associazione HUB-C – aggiunge Giovanna Romano – con l’intento di costruire una cartografia umana sulla relazione e su quella sorta di terrore semantico che oggi capita di avvertire nel pronunciare parole che hanno a che fare intimamente con noi e con l’altro”.

Alla realizzazione del progetto prendono parte Valerio Spezzaferro documentarista e co-ideatore di “Lettera per Amore”, Marzio Santoro fotografo, e Andrea Rocchetti fonico.