Chieti. Il Teatro Marrucino inaugura la nuova stagione lirica con un tributo al grande compositore italiano Giuseppe Verdi nel bicentenario della sua nascita, si tratta del Macbeth che venne portato in scena per la prima volta l’11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia ed è una delle opere più popolari del compositore, realizzata in un periodo di grande vivacità produttiva, insieme ad altre famosissime opere, quali il Trovatore e La Traviata. Il Macbeth andrà in scena il 4 ottobre alle 20.30 ed il 6 ottobre alle 17.30.
“È un privilegio essere qui al Marrucino – ha detto il regista di Macbeth, Nicola Zorzi – con Massimiliano abbiamo trovato delle linee guida ed abbiamo trovato un qualcosa che ci accomuna. La squadra che racconterà Macbeth è molto particolare e non ha riferimenti di luoghi, spazio e tempo. L’obiettivo è avvicinare lo spettatore il più possibile ai personaggi. Abbiamo lavorato molto con i due personaggi più importanti per offrire un linguaggio pulito ed essenziale ma diretto, che giungesse subito. Un testo chiaro, assolutamente in sintonia con la musica”.
“C’è soddisfazione profonda nel poter lavorare nel Teatro di Chieti – ha aggiunto il concertatore e direttore Massimiliano Stefanelli – che è pieno di storia. Il maestro Pellegrino sta recuperando il suo ruolo di importanza e si confronta con la realtà musicale. Mi fa piacere che una realtà così importante ritrovi il suo maestro. Cerchiamo di far trasmettere ai personaggi di Macbeth la propria intimità. Viviamo in un momento storico difficile. Sono personaggi estremamente complessi perché ognuno di loro più che essere morso dalla propria identità nazionale e di stato sociale, lo è dalla propria identità morbosa. Durante la rappresentazione partecipo al momento motivo dei personaggi, questo è merito di Nicola. Ringrazio profondamente Ettore Pellegrino che è stato motivato, determinato e con una volontà ferrea. Io rappresento anche un’Istituzione lirica che è la Fondazione dell’Opera che ha deciso che la lirica non doveva mancare in Abruzzo”.
L’opera è ambientata principalmente in Scozia dove Macbeth e Banco sono di ritorno da una vittoriosa battaglia contro i rivoltosi. Incontrano alcune streghe che gli fanno una profezia: Macbeth sarà signore di Cawdor e in seguito re di Scozia, mentre la progenie di Banquo salirà al trono. Parte della profezia si avveranell’immediato. Infatti arriva un messaggero che dice a Macbeth che re Duncano gli ha concesso la signoria di Cawdor. Venuta a conoscenza della profezia delle streghe, l’ambiziosa Lady Macbeth incita il marito a uccidere il re. Il figlio di Duncano, Malcolm, viene incolpato del delitto ed è costretto a fuggire in Inghilterra. Ora che Macbeth è re di Scozia, la moglie lo convince a liquidare Banco e soprattutto il figlio di costui, Fleanzio, nella paura che si avveri la seconda parte della profezia. I sicari di Macbeth assassinano Banco in un agguato, ma Fleanzio riesce a fuggire. Nel corso di un banchetto a corte, Macbeth è terrorizzato dall’apparizione del fantasma di Banco. Inquieto, Macbeth torna dalle streghe per interrogarle. Il verdetto è oscuro: egli resterà signore di Scozia fino a quando la foresta di Birman non gli muoverà contro e che nessun “nato di donna” potrà nuocergli. Lady Macbeth, intanto, lo incita ad uccidere la moglie e i figli del nobile profugo Macduff, che insieme a Malcolm sta radunando in Inghilterra un esercito per muovere contro Macbeth. L’esercito invasore giunge segretamente al comando di Malcom e Macduff. Arrivati nei pressi della foresta di Birman, i soldati raccolgono i rami degli alberi e con questi avanzano mimetizzati dando l’impressione che l’intera foresta si avanzi (come nella profezia). Lady Macbeth, nel sonno, è sopraffatta dal rimorso e muore nel delirio. Macbeth, rimasto solo, fronteggia l’invasore, ma rimane ucciso in duello da Macduff, l’uomo che, venuto al mondo con una sorta di parto cesareo, avvera la seconda parte del vaticinio (“nessun nato di donna ti nuoce”).
“Credo – ha affermato Fabrizio Di Stefano, consigliere comunale di Chieti, delegato al Teatro Marrucino – che per noi sia una soddisfazione aprire la stagione con un’opera del genere per una serie di ragioni. Abbiamo portato al Teatro Marrucino un’opera dal valore di mezzo milione di euro ad un costo di 100 mila euro. Quindi anche l’operazione aziendale del Marrucino va riconosciuta. Si porta qualità con costi contenuti. Anche nelle Marche il Marrucino sarà protagonista. Tutto questo lo facciamo con una squadra che lavora con numeri esigui rispetto al passato con livelli non inferiori. Si può anche incrementare la qualità con una contrazione della spesa, questo è un classico esempio”.
“Abbiamo cercato di dare un’impronta diversa a questo Teatro – ha sottolineato Marco Napoleone, componente del cda del Teatro Marrucino – volendo dare un indirizzo imprenditoriale ponendoci in maniera diversa rispetto all’utenza. Noi abbiamo messo in piedi un sistema abruzzese della cultura. Coinvolgere il cittadino per noi è stato un ulteriore aspetto culturale. Abbiamo cercato di invitare tutti ad essere vicini al Teatro. Il 4 ottobre ci sarà una dimostrazione di come vogliamo porci nei confronti della città con la restituzione di un ulteriore spazio a Chieti che è il Foyer del Teatro. Noi abbiamo messo amore in tutto quello che abbiamo fatto, speriamo nella buona riuscita”.
Francesco Rapino