Per chi ama il teatro, il nome di Mario Fratti richiama alla mente un grande successo di Broadway, quello del musical “Nine”, tratto da una sua commedia del 1981, “Six Passionate Women”, liberamente ispirata a “Otto e mezzo” di Fellini e poi diventato un film di Hollywood per la regia di Rob Marshall.
Fratti è però anche una lunga lista di successi teatrali che ne hanno fatto una figura di spicco nel panorama culturale americano e internazionale.
Le radici italiane di Mario Fratti – e il suo profondo legame con L’Aquila, sua città natale- sono però tornate prepotentemente alla ribalta in questo suo romanzo d’esordio.
“Diario Proibito” è un vero e proprio “libro nel cassetto”, emerso da una vecchia valigia in soffitta e scritto fra il 1948 e il 1950, quando l’Autore aveva lasciato L’Aquila per frequentare la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Apparentemente snoda la rievocazione dei passati fasti di un ex milite fascista aquilano che ha scelto l’anonimato di un lavoro impiegatizio nella città lagunare; in realtà è però un vero e proprio atto di denuncia di un’epoca con cui il nostro Paese probabilmente non è ancora riuscito a fare completamente e definitivamente i conti: dai ricordi del protagonista emergono una serie di atrocità perpetrate dal regime e il tratteggio psicologico lo restituisce al lettore come un consapevole complice di tali vessazioni.
Il romanzo era nato da esperienze autobiografiche e ricerche che Fratti aveva svolto per un radiodocumentario, poi però aveva riposto il lavoro in un cassetto e lì è rimasto per diversi anni.
In un primo momento aveva infatti deciso che venisse pubblicato postumo, anche perché temeva che si potesse pensare che lui fosse stato un repubblichino, esattamente come il protagonista della storia, di cui ha teatralmente indossato i panni perché voleva capirne quanto più possibile il substrato psicologico. Negli ultimi tempi ha però cambiato idea e lui, uomo di sinistra, ha deciso di dare alle stampe il libro per espiare il fatto che non aveva avuto il coraggio di andare in montagna con i suoi amici partigiani e anche e soprattutto per lanciare un forte grido, per dire “guardate cosa siamo stati”, poiché questo è il vero messaggio di “Diario Proibito”.
Secondo Fratti “nulla è cambiato in Italia rispetto ad allora e afferma che “i fascisti sono diventati democristiani, i democristiani sono diventati forzisti”.
Si può essere d’accordo o meno con quanto sostiene l’autore, resta però il fatto che il suo romanzo riporta il lettore nello spaccato di periodo di estrema importanza per la nostra storia e leggendolo ci si rende conto che il diario è “proibito” anche nel senso più alto del termine, ossia affinché sia proibito tornare indietro.
Monica Cillario