“Noi come amministrazione comunale – ha detto l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Chieti, Emilia De Matteo – siamo molto contenti che questa manifestazione si sia consolidata e che stia crescendo nel tempo, non solo per il momento che si va a vivere, ma per l’impegno che le associazioni sul territorio in questa attività. Da alcuni anni abbiamo messo su un Centro Servizi per gli immigrati perché la nostra città deve offrire la più ampia accoglienza. Diverse persone si dedicano a questo evento, molte delle quali in silenzio, quindi non le conosciamo. Questo è il momento di chiusura di un percorso, nello stesso momento è anche il momento di apertura di un percorso nuovo. La novità di quest’anno è l’integrazione con la cultura e le tradizioni locali, questo lo si fa per incrementare questa integrazione. Nella nostra città c’è una costante crescita del 10% degli stranieri regolari, io sono convinta che il nostro territorio possa offrire qualcosa di buono. Nel continuare a tessere questa rete, cerchiamo di continuare a costruire qualcosa in più. Sono contenta che, come ogni anno, la manifestazione raccoglie un gran numero di persone, la religione è un momento di condivisione e di conoscenza. Nel futuro cercheremo di comunicare e lavorare di più tra di noi. La realtà non deve essere univoca, ma devono essere sottolineate le differenze sempre nel rispetto reciproco”.
“Noi italiani – ha spiegato Don Enrico D’Antonio della Caritas Diocesana – siamo un popolo di emigranti, un esempio è il papa che è argentino ed ha il cognome italiano perché i genitori sono emigrati in Argentina dall’Italia. Noi italiani quando siamo andati all’estero abbiamo portato tanto. Ora la storia gira, non siamo più un popolo che va fuori, anche se ci sono molti giovani che vanno all’estero con l’Erasmus, adesso si parla di emigrazione europea e non italiana, ospitiamo molte persone dall’estero, l’integrazione fa sempre bene. Con queste manifestazioni noi stiamo proponendo il mondo di domani. Dietro questa manifestazione si nasconde un progetto di civiltà. Il mondo di domani sarà completamente diverso da quello di oggi. In Italia abbiamo un ministro congolese, anche lei ha un progetto ed una ricchezza da portare avanti. Questi sono piccoli segni che speriamo vengano condivisi, chi viene qui non viene solo per essere accolto. Oltre all’integrazione c’è l’interazione: si dà e si riceve qualcosa. A vari livelli (livello politico, ecclesiastico, ecc.) dobbiamo essere aperti”.
Si partirà alle 10 con l’apertura degli stand e l’accoglienza dei visitatori; alle 10.30 spazio ai Laboratori del Mondo; alle 11 riflessioni sulla Siria, torneo di calcio a 5 per nazioni e viaggio musicale; alle 12 apertura degli stand dei sapori con degustazioni dei piatti tradizionali; alle 15 spettacoli, rappresentazioni e reading sull’intercultura; alle 16.30 momento interreligioso per la Pace presieduto dall’arcivescovo della Diocesi Chieti-Vasto Bruno Forte; alle 17.30 cerimonia del the arabo, del caffè eritreo, dell’Hennè indiano, del Carnevale dominicano e delle danze filippine; alle 18.30 sfilata di abiti e costumi tradizionali a cura della comunità e alle 19 chiusura con un grande spettacolo musicale con artisti da tutto il mondo.
“Questa – ha rimarcato Ermanno Bobaventura del Csv – è una fase nella quale ci liberiamo da tanti problemi ed è un momento per stare insieme. Si cerca di far conoscere le proprie tradizioni favorendo l’interazione. Quindi noi abbiamo pensato che la Festa dei Popoli si dovesse aprire al mondo e non solo a Chieti e al suo circondario. In Siria c’è la guerra e nella Festa dei Popoli abbiamo ritenuto giusto che si aprisse a questo problema. Siccome sono le gocce che fanno il mare, anche la nostra goccia può dare il contributo. Queste situazioni non si possono ricondurre solo a livello economico ma anche ad un qualcosa di simbolico”.
“Il nostro motto – ha sottolineato Francesco Stoppa dell’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara – è ‘le tradizioni uniscono e non dividono’. Ci sono tante tradizioni rievocate in maniera filologica. I simboli della tradizione sono universali, ad esempio il Palo Intrecciato non è solo il simbolo dell’Abruzzo ma di tutte le culture. Sarà allestito uno stand nel quale ci sarà un abito tipico di Chieti che non tutti i teatino conoscono. Con questa manifestazione vogliamo dimostrare che le persone e l’animo umano sono uguali in tutte le parti del mondo e in tutte le epoche”.
Francesco Rapino