Senza tanti giri di parole: Un mostro a Parigi è un piccolo gioiello del cinema d’animazione firmato da Bibo Bergeron (La strada per El Dorado – Shark Tale). Prodotto da Luc Besson tramite la sua casa di produzione Europacorp, il film trae ispirazione dai grandi classici (Il fantasma dell’opera, Il gobbo di Notre Dame, La bella e la bestia….ma c’è anche una scena che ricorda il Batman di Tim Burton) per intessere una storia affascinante visivamente e poeticamente toccante. Se l’arido 2012 ricorda la Pixar con The Brave e conserva La collina dei papaveri dello Studio Ghibli donandolo alla polvere, conclude l’anno con una sorpresa europea che il regista dedica al padre, dove tra scienza e tecnologia vince la delicatezza delle passioni progressiste.Illuminato dalla sua Parigi e incantato dal cinema, Bibo Bergeron realizza il prolungamento di quelHugo Cabret dove Scorsese, omaggiandone l’arte, dimenticò di presentare il personaggio principale: Parigi. Una città in fermento dove il progresso e la tecnologia giustificavano i colpi di testa o i guai combinati in nome della curiosità, Un mostro a Parigi continua dove Hugo Cabret finisce ma potrebbe esserne anche l’ipotetico prologo dove la città lascia spazio ai suoi illustri e geniali abitanti. Méliès da una parte, la pulce (intesa come arte tutta) dall’altra ed in mezzo Parigi tra gag mai banali e una leggerezza spensierata. Proprio come i primi anni del ’900 dove il bianco e nero iniziale lascia il posto al colore delle passioni.