Scrive Tassoni ricordando che “l’associazione Il Cittadino Governante mi aveva proposto nel 2010 di dirigere “GiuliaViva”, un giornale presentato (prima a me, poi alla città) non come un organo di partito, ma, pur nella vicinanza alle battaglie ideali del movimento, come un coraggioso esperimento culturale, una vera novità nell’informazione giuliese. Presto i fatti hanno dimostrato che l’obiettivo era assai più modesto. In barba al progetto iniziale, GiuliaViva andava usato non come democratico veicolo di contenuti, ma come cassa di risonanza del gruppo, uno specchio per guardarsi e compiacersi: uno spazio a servizio della notizia “vera”, ma solo se ritenuta “opportuna”. Serviva, è ovvio, un direttore utile alla causa, una testa china per appendere il megafono: un direttore da dirigere. Certo non il mio caso. Ecco perché, nel tempo, sono diventata un intralcio, una figura sgradita contro cui fare quadrato. Ho sempre creduto in un’informazione senza pregiudizi, amante del dubbio e pronta al confronto, capace di creare consapevolezza, ma nel rispetto della libertà di chi legge e di chi scrive. Nulla di tutto ciò era nell’aria che ho respirato”. Marzia Tassoni conclude con una dichiarazione dura: “Chiedo, dunque, che d’ora innanzi, il mio nome non venga accostato o messo in relazione con il quindicinale GiuliaViva”.