Nasce e si forma sugli spartiti dei grandi miti della classica, poi si lascia sedurre dal frenetico swing di Duke Ellington e dei “cattivi maestri” del jazz. Dall’infanzia alla maturità, il 38enne Michele Di Toro, che da Sant’Eusanio del Sangro ha girato tutto il mondo seduto al suo pianoforte, è riuscito a tenersi dentro l’essenza dei due generi, mischiando la grazia della tecnica con l’improvvisazione più sfrenata, arrivando al famoso “genio e sregolatezza” che lo ha reso un nome ben inciso nel panorama jazz internazionale. Dopo anni di collaborazioni e di tournee Europa e anche oltre, Di Toro è entrato in studio per uscirne solo con un album tutto di inediti, Echolocation, che lo porterà nuovamente in giro per i club e teatri più importanti del Paese. L’11 marzo la presentazione ufficiale al Blue Note di Milano, ma prima si concederà al suo pubblico, quello abruzzese, con un’anteprima a Pescara, il 29 febbraio al teatro Massimo. Abbiamo incontrato il maestro a una settimana dalla prima per parlare della sua musica e di come nasce, che sia per lo studio o per il palco.
Echolocation: finalmente un disco. Qual è la ricetta migliore: improvvisazione o metodo? Scuola di pensiero dedita alla fantasia o disciplina e studio per applicare al meglio le teorie?
Direi entrambe le cose. Lo studio rigoroso della Musica è indispensabile per avere una cognizione giusta delle proprie idee musicali. La fantasia e la creatività poi fanno la differenza. Un giusto cocktail per cercare di arrivare all’emozione pura.
Dopo tanto, finalmente in scena con un disco ma questa volta fai davvero sul serio. Grandi marchi dietro questo progetto, peraltro anche abruzzesi, ma soprattutto un disco di inediti realizzato in studio. Come sei approdato a tutto questo?
Quando si incontrano le persone giuste al momento giusto tutto diventa più chiaro. Tempo fa visitando gli studi Protosound di Chieti, sono rimasto affascinato dall’idea di registrare un disco in solitudine col mio pianoforte.. L’atmosfera era quella “giusta” per una concentrazione totale. Poi, a lavoro finito, abbiamo ascoltato ciò che avevo concepito e ci siamo subito convinti che sarebbe stato giusto far ascoltare al pubblico il lavoro discografico. La Edel, grande casa di distribuzione si è subito appassionata al progetto ed ecco nato quindi Echolocation.
Un pianoforte può bastare sicuramente a raccontarti come artista. Ad ascoltarlo bene, riesce anche a raccontarti come uomo?
Ci provo ogni volta che suono. E’ imprescindibile! L’uomo e l’artista sono la stessa cosa.
Live, come da disco, la tua musica incanta. Ognuno associa le tue note ad una sua personalissima emozione e viaggio introspettivo. Ti piace che accada questo o preferiresti che tutti abbiano la stessa chiave di lettura dei tuoi brani, un pò come accade con le canzoni?
Assolutamente. Mi piace l’dea che ognuno di noi evochi le proprie emozioni nel modo più naturale possibile. La musica è un’alchimia di suoni e colori che portano l’ascoltatore in un viaggio unico e personale. Io cerco sempre la comunicazione col pubblico e attraverso le mie composizioni e improvvisazioni, spero di far arrivare con autenticità e sincerità le mie idee.
Allevi, Bollani, Enaudi: forse non bisogna solo accendere la grande tv per trovarsi di fronte ad una simile musica. Forse basta girare l’angolo della nostra città per trovarne. Sbaglio?
La tv a volte amplifica nel bene e nel male cose che possono a volte risultare non reali. Ci sono ottimi musicisti che non sono mai arrivati in televisione e non per questo sono meno bravi. Anzi…
Cosa si aspetta e cosa insegue oggi Michele Di Toro?
Mi aspetto sempre di migliorarmi come uomo e come artista. Ne va della mia musica!
Daniele Galli