San Giovanni Teatino. “Il Ferro e le Muse” è il libro scritto da Benedetto Conte che sarà presentato domenica 5 marzo 2017, alle ore 18.30, presso l’auditorium della Scuola Civica Musicale “San Giovanni Teatino”. Nato a Palermo il 9 marzo 1959, da anni Conte si è stabilito nel pescarese. Artista eclettico, è apprezzato musicologo, saggista e scrittore, oltre che affermato musicista e compositore.
Durante la presentazione di domenica, patrocinata dal Comune di San Giovanni Teatino – Assessorato alla Cultura, sarà possibile incontrare e rivolgere domande all’autore.
Note sul libro “Il Ferro e le Muse”. Sulla mafia è stato scritto tanto, ma scrivere sul rapporto che hanno i siciliani con il fenomeno mafioso è una cosa molto diversa. Raccontare come un popolo abbia dovuto somatizzare culturalmente il fenomeno mafioso nel corso del tempo è molto complesso. Solo chi è nato a Palermo, può raccontare, con la giusta prospettiva, cosa si prova nell’essere nato e vissuto nella città in cui la mafia ha proliferato ed espresso tutta la sua violenza possibile e inimmaginabile. Per un palermitano raccontare le stragi, la collusione con la politica, gli accordi, la pax mafiosa, la guerra tra la vecchia e la nuova mafia, si presenta come penetrare una dimensione surreale, quasi una pièce del Teatro dell’Assurdo tra incubo e sogno. Abbiamo visto e vissuto tutto l’orrore possibile in una città in cui c’è tutto il bello possibile. Il lettore ha la facoltà di entrare in una realtà sociale, quella di Palermo, e come spettatore far parte della sua storia contemporanea, mentre si svela attraverso l’incontro surreale tra due persone molto diverse. È una metafora dell’incontro-scontro tra la storia passata e il tempo futuro che preme per essere scritto.
Una scommessa vinta dal futuro, come sempre, perché il tempo non si ferma, si può solo fare memoria di esso per non cadere negli errori ed orrori del passato. Scrutando nelle pieghe del reale di una città come Palermo, ci si accorge che la verità è altro. Tutti gli accadimenti, i fatti, le storie che passano per la mente di chi decide di raccontarli non sono mai verità ma sua rappresentazione. In questo romanzo racconto la città in cui sono nato e cresciuto cercando di restituire Palermo per ciò che realmente è: un luogo di contrasti estremi, la sua bellezza e il suo orrore, la sua poesia e la sua brutalità, il suo dolce ed il suo aspro, i suoi colori e la sua opacità, la sua capacità di combattere e il suo fatalismo, la sua generosità e la sua durezza. Questi opposti sono anche tratti che ereditano tutti i siciliani. Tratti che, come in un interminabile DNA, si sono rivelati e si rivelano nello scorrere dei secoli fino ad oggi, e così sarà anche domani. L’uso della lingua palermitana dei personaggi, in alcuni tratti è d’obbligo, per quanto possa dare l’impressione di una lettura un po’ più impegnativa, ma certamente comprensibile a chiunque.
Oltre al significato delle parole, assumono rilevanza determinante i suoni e i colori che molte di esse esprimono, quali mezzi per restituire meglio che si può al lettore, un contesto che non può essere separato dalla lingua che esso stesso utilizza. Ho inserito la traduzione delle parole meno note della lingua palermitana nelle note a piè di pagina, essendo certo che indipendentemente da esse, tutto ciò che i vari personaggi dicono sia comprensibile, e che attraverso i suoni delle parole e delle frasi, il lettore arriverà facilmente alle suggestioni e perché no, alle emozioni che il romanzo vuole esprimere. I personaggi attraverso i quali si snoda la narrazione sono di pura fantasia, pur ricalcando la verità del contesto sociale che descrivono. Altri sono reali e fanno parte della storia e della cronaca contemporanea.