Chieti. Il prossimo 27 Maggio i detenuti della Casa Circondariale di Chieti debutteranno nel Teatro dell’Istituto con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello.
La difficile commedia dello scrittore agrigentino, insignito del Nobel nel 1934, è stata affrontata in un intenso percorso artistico ed emotivo dalla regista Paola Capone e dai 18 detenuti ristretti nella Casa Circondariale di Chieti, in un lavoro articolato e complesso che è durato quasi un anno, 12 mesi durante i quali tutti, regista, operatori, detenuti hanno messo in gioco loro stessi accettando una sfida che, in qualche momento, è sembrata più grande di sé e delle proprie risorse.
La preparazione allo spettacolo ha pienamente coinvolto non solo i detenuti e la regista Paola Capone, appassionata ed esperta di teatro e di umane passioni che cerca e trova anche in questi posti al confine (dove qualcuno crede che le emozioni vengano lasciate fuori), ma anche il personale dell’Istituto penitenziario, a partire dal Direttore della Casa Circondariale, dott.ssa Giuseppina Ruggero, sostenitrice non dichiarata del genere e commossa quanto accanita spettatrice alle prove quasi quotidiane delle ultime settimane.
Se ci fosse stata una telecamera puntata sul carcere, una specie di occhio di grande fratello interno alle mura, di tutto questo si sarebbe potuto montare un altro spettacolo, comunque interessante per il ripetersi dell’alchimia: sono ormai 5 anni che il laboratorio teatrale del carcere di Chieti si chiude con una mirabile rappresentazione finale, sempre applaudita, sempre emozionante, sempre faticosa ( e speriamo che sia così applaudita e così mirabile anche quest’anno).
Eppure ogni anno sembra la prima volta e ci si ritrova a combattere con le stesse paure, pensando fino alla fine “quest’anno è più dura degli altri anni; quest’anno i detenuti sono meno attori e più detenuti, quest’anno non ci presteranno i mobili, quest’anno la polizia penitenziaria è meno flessibile, quest’anno il parrucchiere gratis non viene, quest’anno con l’aumento del costo della vita, i costumi al mercato costano di più….”. Alla fine se c’è una cosa che possiamo dire con certezza è che per il Teatro, l’esperienza accumulata non serve, si soffre sempre, ogni anno in un modo diverso, ogni anno un pochino di più.
In ogni caso, la compagnia teatrale dei detenuti del carcere di Chieti, con il beneplacet di Direttore e Comandante ( dott.ssa Alessandra Costantini, alla prima entusiastica esperienza di teatro) con l’immancabile supporto dell’Area Educativa e di tutto ( e quest’anno veramente TUTTO il personale di Polizia Penitenziaria) calcherà le scene per (almeno) 3 volte: il 27 Maggio alle ore 20.30, spettacolo première per la cittadinanza – sono state invitate le autorità locali, i veritici dell’amministrazione penitenziaria e tutti i volontari e collaboratori dell’Istituto- ; il 30 Maggio in spettacolo matinè destinato soprattutto agli studenti universitari ed ai ricercatori/ professori dell’Università G.D’Annunzio di Chieti, Dipartimento di Scienze Filosofiche, Pedagogiche, Economiche – Quantitative e Giuridico- Sociali ed agli studenti e Professori dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Galiani – de Sterlich” di Chieti; il 31 Maggio nel pomeriggio, per i familiari dei detenuti-attori, per tutti i gli altri detenuti dell’Istituto e per il personale.
Prima di allora, possiamo solo assicurarvi che la peculiare teoria di Cianca sull’agire umano, magistralmente racchiusa nelle parole che lo scrivano dice a Beatrice Fiorica, interpretata da una detenuta ucraina, «Deve sapere che abbiamo tutti come tre corde d’orologio in testa. La seria, la civile, la pazza. Soprattutto, dovendo vivere in società, ci serve la civile; per cui ci sta qua, in mezzo alla fronte. – Ci mangeremmo tutti, signora mia, l’un l’altro, come tanti cani arrabbiati. – Non si può. E che faccio allora? Do una giratina così alla corda civile. Ma può venire il momento che le acque si intorbidano. E allora… allora io cerco, prima, di girare qua la corda seria, per chiarire, per rimettere le cose a posto, dare le mie ragioni, dire quattro e quattr’otto, senza tante storie, quello che devo. Che se poi non mi riesce in nessun modo, sferro, signora, la corda pazza, perdo la vista degli occhi e non so più quello che faccio! » è andata riecheggiando nella sala teatro della Casa Circondariale e si è espansa nelle sezioni detentive, al piano terra, al primo piano, è entrata nelle salette di socialità, si è infilata negli spazi comuni, è strisciata dentro i consigli discipinari, nelle stanze detentive, e negli Uffici del personale. Ha fatto sorridere e pensare e speriamo veramente che quando arriverà sul palco, davanti agli spettatori “veri” per essere presentata agli invitati e magari anche a voi che state leggendo, raggiunga e colga in flagranza di emozione!
Perché se Il teatro è oggi abbastanza unanimemente riconosciuto come uno strumento trattamentale di rilevante impatto, tanto che l’Amministrazione Penitenziaria con il Coordinamento Nazionale Teatro Carcere ha istituito la giornata nazionale del Teatro ( e ci dispiace tanto che per quella data non eravamo pronti!) forse è anche perché ogni cambiamento umano, positivo e negativo, parte da un’emozione, che ci trascina fuori dagli schemi consueti e ci fa indossare i panni di un altro….
E allora speriamo che vibrino tutte e tre le corde, per dirla con Cianca, la civile, per ritrovarci tutti insieme come virtuosi cittadini davanti allo spettacolo dei debuttanti detenuti; la seria, che ci consenta di ascoltare quello che la compagnia teatrale dirà, interpretando le parole di Pirandello ma forse anche un po’ la propria storia personale, e la pazza solo al termine dello spettacolo, che ci consenta di avvertire l’emozione e di sorridere mentre ci troviamo in carcere!