Se Arancia meccanica, uno dei romanzi più “psicho” della letteratura mondiale, scritto da Anthony Burgess 1962, è divenuto un cult immortale lo deve unicamente alla trasposizione cinematografica che il genio di Stanley Kubrick ne fece nel 1971, rendendo icone pop le figure socialmente inaccettabili di Alex e i suoi Drughi.
Ora, a distanza di oltre cinquant’anni dalla sua stesura, ci si rende conto di quanto Burgess avesse saputo guardare oltre il suo tempo presagendo una società al contempo violenta e sempre più incline al controllo delle coscienze e all’indottrinamento verso un “pensiero unico”.
Su questi pensieri di sfondo si staglia la messinscena di Gabriele Russo, fondata sull’adattamento drammaturgico che lo stesso Burgess fece del romanzo e rimane fedele alla volontà del testo originale di porre delle domande e di scuotere le coscienze. Il regista sceglie di portare A Clockwork Orange in teatro affidandosi alle scende di Roberto Crea e, soprattutto, alle note di Marco Castoldi, in arte Morgan, Drugo della musica che più Drugo non si può: i suoi accompagnamenti sono parte integrante della narrazione, agiscono con gli attori, tasselli di un lavoro dall’estetica mozzafiato e dall’emotività dirompente. Un meccanismo perfetto, che riesce a incantare ma, al tempo stesso che spinge a una seria riflessione sulla libertà di scelta e sul vero significato della parola libertà”.
Lui stesso, che dal piano e dalla classica trae linfa per ogni partitura più moderna, confessa e spiega la natura del successo dell’opera (filmica e scenica) legato alla colonna sonora: “Beethoven per Arancia Meccanica è fondamentale! Io ho sempre amato la deformazione della musica classica e mettere le mani nella musica classica è esattamente come mettere le mani nei testi classici. Ludovico Van, rispetto a quello che rappresenta il protagonista Alex, simboleggia la forza e la dirompenza della violenza sonora! L’idea che tutto avvenga attraverso la testa di Alex per me è stato fondamentale ai fini della realizzazione dei brani: le mie musiche iniziano riferendosi all’originale, per poi man mano deformarsi: trascendono e degenerano proprio perché stanno nella testa di Alex; quello che Alex ascolta non è Beethoven, è la sua idea deformata di Beethoven, è il suo delirio di Beethoven. E’ questa deformazione musicale che mi ha interessato e sulla quale ho lavorato”. E sempre da lui passa la traduzione della vena violenta che connota Arancia Meccanica: “Credo che tutto ciò che è nella mente, nel ‘planetario’, di Alex sia giusto, è il modo di metterlo in pratica, attraverso la violenza, che è sbagliato! Paradossalmente il canale della creatività, che si attua mettendo in scena un’opera come questa, è la strada giusta per trasmettere alla società di oggi un messaggio di non-violenza!”.
Arancia Meccanica andrà in scena giovedì 7 aprile, alle ore 21, sul palco del Teatro Massimo di Pescara, inscenata da Daniele Russo, Sebastiano Gavasso, Alessio Piazza, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Paola Sambo e Bruno Tramice.
I biglietti sono disponibili online e in tutti i punti vendita del circuito Ciaotickets.
1° SETTORE numerato 27,50€
2′ SETTORE numerato 22,00€
3′ SETTORE numerato 16,50€
Per informazioni: 340 7891430 aproduzioniteatrali@alice.it