Grazie alla Legge 104 si può accedere alla pensione anticipata, anche con meno contributi: le tre opzioni disponibili.
La pensione ad oggi è un tema che sta a cuore a moltissimi lavoratori, specialmente coloro che superati i 60 si chiedono quale sarà il loro destino lavorativo e a quanto ammonterà la loro pensione. D’altra parte, specialmente chi è caregiver di una persona con legge 104, sa benissimo quanto sia importante dedicare del tempo alle persone seguite, sia che si tratti di un figlio che di un genitore anziano non più autosufficiente.
Per questo motivo la legge, seppur penalizzi molto i futuri pensionati, tende la mano a queste categorie di persone, non solo fornendo i permessi necessari, ma garantisce un accesso agevolato alla pensione, in particolar modo a quella anticipata. Secondo le leggi attuali, esistono ben 3 sistemi per andare in pensione prima dei 68 anni; ognuna di queste specifica per ogni esigenza.
Vista la complessità del tema, non sempre le persone interessate sono a conoscenza delle loro opportunità. In questo articolo vi spiegheremo tutte le nozioni necessarie, in maniera semplice, ma al contempo esaustiva.
La prima opzione in assoluto per i caregiver, nonché la più utilizzata, è sicuramente L’APE Sociale. Nel dettaglio, si tratta di una misura pensata per lavoratori che abbiano compiuto almeno 63 anni e 5 mesi, con almeno 30 anni di contributi versati.
Per i caregiver, questa misura rappresenta una vera e propria ancora di salvezza, in quanto consente di ricevere un assegno fino al raggiungimento dell’età pensionabile standard di 67 anni. L’assegno non può superare i 1.500 euro al mese e non prevede maggiorazioni, tredicesima o rivalutazioni al tasso d’inflazione. Un aspetto da considerare è che, una volta accettata l’APE Sociale, non è possibile svolgere attività lavorative, se non occasionalmente e con un limite di reddito annuo di 5.000 euro.
Poi c’è l’Opzione Donna: questa misura è dedicata alle lavoratrici che, entro il 31 dicembre 2024, abbiano compiuto almeno 61 anni e maturato 35 anni di contributi. Opzione Donna offre una riduzione dell’età pensionabile per le madri: uno sconto di un anno per chi ha un figlio, o di due anni per chi ha due o più figli. Tuttavia, bisogna fare i conti con una forte penalizzazione economica: l’importo della pensione è calcolato interamente con il metodo contributivo, che spesso comporta una riduzione significativa rispetto al sistema misto o retributivo.
Infine, Quota 41, rivolta a chi ha accumulato almeno 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, e ha iniziato a lavorare prima del compimento dei 19 anni. Dei 41 anni richiesti, almeno 35 devono derivare da lavoro effettivo, escludendo periodi di disoccupazione o malattia coperti da contributi figurativi. Tale opzione è particolarmente vantaggiosa per chi ha avuto una carriera lavorativa lunga e continuativa, iniziata in giovane età.
Ogni misura è pensata per la situazione specifica di ogni lavoratore, sebbene è importante precisare che vi è un requisito generico ed essenziale per a queste formule.
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Un elemento comune a tutte le tre misure è il requisito della convivenza. La legge richiede che il caregiver viva con la persona assistita da almeno sei mesi. Questo implica la condivisione dello stesso numero civico, anche se in interni diversi, per garantire che l’assistenza sia continuativa e non occasionale.
Tale vincolo è stato introdotto per assicurare che le agevolazioni siano destinate a chi effettivamente dedica tempo e risorse alla cura di un familiare disabile.
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Alla luce di ciò, è fondamentale fornire la documentazione necessaria, come certificati di residenza e dichiarazioni che attestino la convivenza, per accedere ai benefici pensionistici. La mancata dimostrazione di questo requisito comporta l’impossibilità di accedere alle agevolazioni previste, anche se tutti gli altri criteri risultano soddisfatti.