Il valore della biodiversità e degli ecosistemi conservati nei Parchi che superano i confini geografici e che possono contribuire allo sviluppo dei paesi montani. Il futuro degli strumenti che consentono la conservazione e la tutela del territorio saranno al centro di una giornata di studi in programma venerdì alle 9 all’Aula tesi di Giurisprudenza dell’Università di Teramo.
“Parchi capaci di futuro: i parchi per lo sviluppo delle comunità locali Sostenibilità delle aree protette e strategia per le aree interne” è infatti il titolo del convegno organizzato dalla Mountain Wilderness Abruzzo, in collaborazione con Master Geslopan dell’Università degli studi di Teramo, che vedrà la partecipazione del Governatore d’Abruzzo, Luciano D’Alfonso e Donato Di Matteo assessore regionale ai parchi.
Le introduzioni saranno affidate a Bernardo Cardinale, dell’Università di Teramo e Carlo Alberto Pinelli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Interverranno poi l’onorevole Enrico Borghi, presidente Uncem, Antonio Carrara, coordinatore Federparchi Abruzzo, Tommaso Navarra, avvocato, Emilio Chiodo dell’Università di Teramo, Domenico Nicoletti, direttore Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, Oremo Marco Di Nino, direttore Parco Nazionale Majella, Dario Febbo, direttore Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise e Annabella Pace, commissario Parco Regionale Sirente Velino. Concluderà l’incontro Pietro Giorgio Tiscar, coordinatore Master Geslopan di Teramo.
“E’ necessario che le esigenze dei Parchi”, dicono gli organizzatori, sottolineando come il sistema italiano delle aree protette si trovi in ritardo, soprattutto nell’applicazione degli strumenti di gestioni previsti dalla normativa, “portino ad una ricerca di una maggior efficacia delle politiche di gestione che troppo spesso vengono pensate, decise ed applicate senza una vera integrazione con le politiche di sviluppo sostenibile del territorio e con l’assenza di un reale coinvolgimento diretto degli attori locali nella gestione delle risorse. Le aree interne, i piccoli comuni devono divenire attori principali della gestione delle aree protette”.