Tra cinque anni questi animali scompariranno per sempre: in via di estinzione, c’è poco tempo per salvarli.
Il nostro pianeta Terra è fortemente a rischio, ormai è una certezza. Lo stile di vita personale e il conseguente cambiamento climatico stanno trasformando l’ecosistema naturale ponendo in pericolo gli animali – oltre la specie umana. Gli orsi polari fuggono dal loro habitat a causa del ritiro dei ghiacciai mentre gli elefanti africani si sentono minacciati dalla perdita dell’ambiente circostante e il bracconaggio – spietata caccia (illegale) alla ricerca del materiale avorio, ricavato dalle zanne. Come si evince, non ce n’è per nessuno.
Soprattutto è allarme per una specie in particolare – così denuncia LPR (Living Planet Report) del WWF. Fortunatamente vi sono anche buone notizie poiché si è registrato un aumento dei bisonti o gorilla di montagna, seppur numero esiguo ma pur sempre incoraggiante. Tuttavia sono casi isolati e la situazione si conferma, comunque, tragica.
Ancora una flebile speranza per poterci salvare e trarre in salvo, al contempo, gli animali ma bisogna agire subito nei prossimi cinque anni, prima che sia troppo tardi.
Siamo vicini a un punto di non ritorno. Il sistema ambientale sta collassando e gli animali medesimi fuggono o soccombono perché il loro habitat non è più in grado di accoglierli. Come previamente accennato, l’azione umana la causa principale del cambiamento climatico, quest’ultimo quale naturale reazione degli attuali eventi in corso.
Si stravolgono così gli equilibri e, tra le specie già a rischio, si ravvisano proprio loro, quasi in estinzione. Il tema ambientale è oggetto di discussione anche a livello internazionale e, dunque, si necessita una accelerazione del processo inverso, che miri a una tutela estesa.
Dagli anni ’70 fino ai giorni nostri gli animali vertebrati selvatici sono diminuiti del 73%, soprattutto negli ambienti d’acqua dolce, terrestri e marini – secondo quanto dichiarato da LPR (Living Planet Report) del WWF. Le motivazioni scatenanti si riferiscono al degrado degli habitat, sfruttamento invasivo del territorio, la diffusione di altre specie estranee e le patologie – all’incirca alcune di queste cause già precedentemente menzionate.
Si pensi concretamente, per esempio, alla deforestazione amazzonica oppure lo sbiancamento dei coralli, altro campanello d’allarme della crisi climatica. Ebbene la Direttrice Generale WWF Italia Alessandra Prampolini illustra, drammaticamente, quanto tempo sia rimasto per salvare gli animali e il clima: “le decisioni e le azioni dei prossimi cinque anni segneranno il nostro futuro sul pianeta. La parola chiave è trasformazione“.
Dunque cambiare tutto ciò a cui si è stati abituati finora: lo stile alimentare, il modo con cui salvaguardare la biodiversità – forse insufficiente o qualitativamente scarsa? – innovare il sistema energetico e infine quello di tipo finanziario “indirizzandolo verso investimenti più equi e inclusivi“. Non c’è altro tempo da perdere: qui e ora, per un futuro migliore.