Dopo la morte dei due cuccioli d’orso si scatena il putiferio. La versione del direttore del Parco, i numeri del Wwf
Scanno piange la perdita di altri due orsi, ritrovati senza vita in un invaso artificiale utilizzato per l’innevamento, in località Colle Rotondo. Una scoperta che getta un’ombra cupa sulla già fragile situazione dell’orso bruno marsicano, una sottospecie unica al mondo.

A poche ore dal ritrovamento delle carcasse, insieme a quelle di una decina di rane, il direttore del Parco Nazionale Abruzzo Lazio e Molise, Luciano Sammarone, ha voluto subito fare chiarezza su un punto cruciale: “Sono maschi e hanno un anno e mezzo. Non sono i cuccioli di Amarena“. Una precisazione importante, visto il forte legame emotivo creato dalla tragica fine dell’orsa simbolo nel 2023.
Sammarone ha confermato che la causa del decesso è l’annegamento, ma resta un interrogativo inquietante: “Quello che possiamo affermare è che non sono i cuccioli di Amarena che è morta nel 2023. Questo non cambia le cose. Resta da capire come sono entrati nella struttura“. Un interrogativo che apre scenari preoccupanti sulla sicurezza di queste infrastrutture in un territorio delicato come quello del Parco.
Il Wwf Italia non ha tardato a esprimere il suo profondo dolore e la sua forte preoccupazione per questa ennesima perdita: “La perdita di due orsi su una popolazione di circa 60 individui è gravissima e fa compiere un ulteriore passo verso l’estinzione di questa sottospecie unica che vive solo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco Nazionale della Maiella e in poche altre aree appenniniche limitrofe“. Parole che suonano come un drammatico conto alla rovescia per la sopravvivenza di questi animali iconici.
I numeri del Wwf sugli orsi
I numeri forniti dall’associazione ambientalista sono impietosi: “Dal 1970 ad oggi sono stati registrati 139 decessi tra gli orsi marsicani e circa l’80% di questi animali è morto per cause umane, illegali (bracconaggio) o accidentali. Il 48% dei decessi è causato da episodi di bracconaggio (colpi d’arma da fuoco, trappole o veleno) e il 32% da cause accidentali (incidenti stradali e annegamento): nel complesso, dunque, l’80% degli orsi trovati morti è stato ucciso in questi ultimi 55 anni da cause umane“. Una strage silenziosa che grida vendetta.

Per il Wwf, “è assurdo perdere altri due orsi di una popolazione unica e a rischio critico di estinzione in questa maniera. Ed è vergognoso che dopo i due tragici episodi del 2010 e del 2018, in cui due femmine e tre cuccioli morirono in una vasca per la raccolta dell’acqua in località ‘Le Fossette’ tra Balsorano e Villavallelonga, vi siano ancora strutture abbandonate che si trasformano in vere e proprie trappole mortali per gli orsi e per altri animali. Ben 7 orsi negli ultimi 15 anni sono morti annegati in strutture colpevolmente non messe in sicurezza. Numeri inaccettabili“. Un bilancio drammatico che evidenzia una colpevole negligenza nella gestione del territorio.
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L’appello del Wwf è accorato: “Salvare l’orso bruno marsicano dall’estinzione dovrebbe essere un impegno primario per tutta la comunità abruzzese e nazionale. Come sempre attenderemo che la magistratura svolga le indagini per capire se ci sono delle responsabilità però non ci si può non chiedere come sia possibile che invasi come questi siano realizzati e poi abbandonati senza che nessuno se ne curi“. Un grido di dolore e un’amara constatazione: la tutela di un simbolo della natura italiana sembra ancora lontana dall’essere una priorità concreta.