Per la prima volta in aula Turetta racconta tutto sull’omicidio di Giulia Cecchettin. Il criminologo in esclusiva: “Deve restare in carcere”
È il giorno di Filippo Turetta nel processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Per la prima volta in aula, il giovane ripercorre passo per passo quanto successo nei giorni prima e la sera della morte della ragazza. “Voglio raccontare tutto quello che è successo“, le sue parole davanti ai giudici e al padre di Giulia. Una confessione piena che, stando a quanto riferito dallo stesso killer, è stata fatta per onorare la memoria della sua ex fidanzata.
Da questo momento inizia un lungo viaggio. Si parte dal 7 novembre, ovvero il giorno in cui Filippo inizia a progettare l’omicidio di Giulia. “Ero confuso, volevo stare ancora con lei. Scrivere quella lista mi faceva sentire più tranquillo. Ho anche pensato di rapirla e poi di ucciderla. Nei primi interrogatori ho detto tante bugie“.
È un Filippo Turetta che per la prima volta confessa tutto. Ritratta quanto detto nel primo interrogatorio e ammette di aver comprato lo scotch per legare Giulia e di aver messo in macchina i coltelli prima dell’undici novembre. “Ne ho presi due per avere più sicurezza. Il badile? Non so perché l’ho acquistato. Forse per occultare il corpo“.
Parole shock dette davanti al padre di Giulia. Gino Cecchettin per la prima volta dopo l’omicidio ha incontrato Turetta. Non era presente in aula, invece, la sorella Elena.
Una confessione shock e arrivata forse in modo improvviso. Nessuno si aspettava che Turetta decidesse di raccontare tutto passo per passo in aula. “Premesso che per me il ragazzo deve essere condannato all’ergastolo perché ha spezzato una giovane vita provocando alla vittima molti minuti di terrore, di atroci sofferenze e di orrore e quindi la pena deve essere una punizione per l’immondo comportamento, capisco che il suo atteggiamento è quello di una persona che ha inteso a modo suo di avere sbagliato – dice in esclusiva ai nostri microfoni il criminologo Carmelo Lavorino – vuole assumersi le proprie responsabilità, pagare e iniziare un lungo percorso di espiazione“.
“Ma sempre in galera deve restare – continua il criminologo – perché ha macellato una ragazza che addirittura tentava di proteggerlo e che, contemporaneamente provava a vivere la propria indipendenza. Turetta ha capito che il suo comportamento servirà d’esempio ai violenti e ai futuri aggressori di donne. Ora vuole espiare parte del suo debito tramite la prevenzione dell’altrui aggressività, ma sempre in carcere deve rimanere“.
“Sicuramente il suo comportamento è quello di un narcisista psicopatico schiavo delle proprie debolezze e della fissazione per la povera Giulia e che ora, avendo perso tutto, cerca di attirare l’attenzione su di sé assumendo la figura dell’ex ragazzo furioso che cerca l’autocontrollo tramite l’introspezione, l’autoanalisi e l’espiazione“, aggiunge il criminologo.
“Sono del parere che darà molte colpe alla sua ombra, al coccodrillo semidormiente nella sua psiche pronto alla distruzione, al bambino furioso e crudele dentro di sé – conclude Lavorino – racconterà quindi tutto quello che ha accaduto, filo per segno, e in tal modo si sentirà ancora una volta padrone della storia e della vita di Giulia e informatore della verità dei fatti“.