Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in esclusiva ai nostri microfoni sull’orso ucciso in Trentino.
Ancora un orso ucciso, questa volta in Trentino. Il via libera della Provincia di Trento ha portato all’abbattimento dell’orso M90. Una decisione che ha scatenato la rabbia di molti animalisti con l’Oipa che ha sottolineato come l’animale sia stato condannato a morte dal presidente della Regione Fugatti.
La nostra redazione ha contattato in esclusiva Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per commentare insieme a lui quanto successo in Trentino.
Direttore Sammarone, ancora un orso ucciso. Come commenta quanto successo in Trentino?
“Mi sono quasi stufato di commentare queste cose. Lo scorso anno quando è successo l’episodio di Andrea Papi ho detto diverse cose. Lì governa il Trentino, è una operazione che risponde a delle logiche autorizzate anche da Ispra. Posso dire che noi viviamo due realtà completamente diverse. Lì la situazione è complessa e articolata e che necessità di calma e attenzione che nel corso degli anni non c’è stata. Hanno fatto una operazione che loro hanno ritenuto corretta“.
E’ possibile che non ci sia una linea unica in Italia sugli orsi?
“In realtà c’è. Gli orsi sono una spezie protetta internazionale. In Italia, però, la legge nazionale affida la gestione della fauna selvatica alle Regioni. Dobbiamo anche dire che l’orso bruno marsicano è minacciato di estinzione, quello europeo no. Inoltre, il contesto territoriale è completamente differente: lì c’è stato un morto, qui no. Anche se devo dire che anche da noi c’è qualcuno che ogni tanto imbraccia il fucile e spara. La cosa che non va bene è dare sempre la colpa a chi uccide l’orso perché dietro c’è davvero qualcosa di più complesso“.