La dinamica e i video dell’accaduto registrati dalle telecamere dimostrano che non si è trattato di un episodio fortuito
La violenza sugli spalti è una delle malattie che ha sempre accompagnato il mondo del calcio. Scontri tra tifoserie che nella storia sono stati al centro di casi di cronaca drammatici, con la morte di alcuni componenti dell’una o dell’altra fazione.
Momenti di dolore che, però, avrebbero dovuto portare a delle riflessioni a livello internazionale, mondiale, con lo scopo di contrastare questo fenomeno malato che non fa altro che gettare ombre sul mondo del calcio, ma soprattutto sull’essenza e la bellezza di essere tifosi di una squadra e non per questo violenti alla ricerca di un presupposto per far sfogare le proprie frustrazioni.
Ci sono Paesi che hanno preso di petto questo problema, lo hanno affrontato contrastandolo con durezza, limitandolo partendo prima dalla sicurezza degli altri cittadini, quelli estranei a questi atteggiamenti, poi andando direttamente al cuore di questo male.
I carceri negli stadi inglesi sono l’esempio che spesso viene tirato fuori per mostrare come bisogna intervenire e il suo conseguente effetto come prova del fatto che se seriamente si vuole cercare una soluzione, questa effettivamente esiste. Ci sono aree, però, dove muoversi è molto più complicato, con la violenza che è ben radicata nella cultura nazionale calcistica.
L’assassinio di due tifosi
L’ultimo episodio è avvenuto in Argentina, Paese che rientra perfettamente nel discorso appena fatto. Secondo la televisione locale Cadena 3, e stando a quanto confermano molti media nazionali, al termine della partita tra il Rosario Central e il San Lorenzo, vinta al 72′ dagli ospiti con un gol di Nahuel Bustos, ci sono stati degli scontri fuori dall’impianto che hanno portato alla morte di due tifosi di casa.
Le vittime sarebbero i leader dei ‘barrabrava’, gli ultras del Rosario Central, Andrés ‘Pillin’ Bracamonte, e un altro membro del gruppo, Daniel ‘Rana’ Atardo. Dall’Argentina fanno sapere che, nonostante avessero il divieto di accedere all’impianto, questi sono stati vittima di un agguato proprio fuori dallo stadio Gigante de Arroyito.
Nei prossimi giorni ci sarà il processo contro i presunti assassini. I media del posto fanno sapere che per Bracamonte non si trattava del primo caso di tentato omicidio, ma anzi in passato sarebbe già stato vittima di almeno altre 30 situazioni simili.
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Lo scorso venerdì è dovuto comparire in tribunale con l’accusa di violenza di genere, per la quale il pubblico ministero aveva chiesto due anni di carcere. Precedentemente, in passato, era stato anche accusato di racket, associazione per delinquere e riciclaggio di denaro.