‘Tra i ragazzi della Valle dimenticata’ racconta di “un villaggio dove non arriva l’Italia”, cioè Valle Castellana. A far arrabbiare i residenti e la comunità scolastica sono gli aggettivi dedicati ai giovani alunni della scuola che fa parte dell’Istituto Comprensivo Civitella-Torricella.
Non ha fatto certo piacere essere definiti, nellarecensione che presenta il libro, “indomabili”, “crudeli”, “primordiali”, così come la dura rappresentazione di una vita che si è fermata su cicli e riti di passaggio ancestrali e antropologici.
In realtà tra le bellezze naturali e le tradizioni la modernità e la curiosità ha, da tempo, rapito la curiosità di tanti giovanissimi di Valle Castellana. A testiomionarlo la Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo, Laura D’Ambrosio, che ha deciso di scrivere una lettera aperta all’autrice del libro.
“Dopo averne letto la Premessa, ho sentito il desiderio di ordinare il suo libro ‘Tra i ragazzi della valle dimenticata’, per comprendere se attraverso le sue pagine potessi ravvedermi e scorgere un briciolo di humanitas. Seppur dovrò attendere ancora qualche giorno per constatarlo, sento la necessità di esporre il mio punto di vista sulla realtà che descrive, ringraziandola per avermene dato l’occasione attraverso la pubblicazione del suo libro. Stamane tra le accoglienti pareti, affrescate dai docenti e dagli alunni che si sono succeduti nell’ultimo decennio, il clima era ‘incandescente’, un termine, quest’ultimo, che sembra contrastare fortemente con le rigide temperature attuali. La comunità intera si è sentita colpita dall’onta degli aggettivi utilizzati nella descrizione del suo libro che li etichetta come ‘indomabili’, ‘crudeli’, ‘primordiali’! Non ravvedo in alcun testo pedagogico attuale che la scuola debba ‘domare’ i suoi allievi. Semmai la scuola, tramite l’operato di ciascuno, dovrebbe motivarli ad apprendere, educarli e sostenerli nella loro crescita culturale”.
Secondo la Dirigente “le aberrazioni che lei evidenzia e sottolinea nella premessa scaturiscono dal prefigurarsi un modello di scuola ideale che non si concretizza in alcuna realtà scolastica del nostro Paese. Non esistono alunni modello, scuole modello, ma esistono vision e mission che trovano la propria ispirazione e il proprio fondamento nell’articolo 3 della Costituzione. Con il nuovo anno, posso contare tre anni di esperienza lavorativa vissuta nella realtà delle piccole scuole dei Monti della Laga. Come lei, sono rimasta colpita dalla peculiarità di tale realtà. Non si può che restare ammaliati e affascinati dalla diversità di vedute; da valori e stili di vita ormai desueti e definitivamente smarriti con la generazione dei nostri nonni e bisnonni. Un patrimonio culturale incommensurabile e prezioso. Ogni giorno scopro o riscopro qualcosa di nuovo e di antico, riconoscendomi come essere umano in quella ricchezza valoriale che è rimasta immutata dalla notte dei tempi. Quella ricchezza che a volte appare intangibile, come l’aria pura che si respira tra i boschi che lambiscono i centri abitati, ed a volte appare concreta e veicolata dai gesti, dagli sguardi, dalle parole comprensibili soltanto da chi riesce a coglierli”.
La dottoressa D’Ambrosio intende contraddire alcuni aspetti estrapolati negli abstract del suo libro: “ho scoperto una comunità vivace, proattiva, stoica. Una comunità dedita per lo più al lavoro manuale sapiente, tramandato da generazioni, rispettoso delle risorse boschive e naturali. Una comunità, per giunta, formata da giovani che non temono di avviare attività imprenditoriali, né
tantomeno di cimentarsi negli studi. Le scuole superiori li accolgono. Nessuno li teme, se non chi ha forse il timore di dover mettere in discussione il proprio ruolo di educatore. Una comunità, quella di Valle Castellana, che ha generato eccellenze in ogni campo umanamente onnisciente. Giovani che si rilevano avere un’intraprendenza e una dinamicità pari a quella dei propri coetanei che appartengono al mondo “dorato” in cui lei probabilmente vive. Giovani che amano aggregarsi, che sia accanto al muretto della scuola, dentro un bar o nelle sedi di associazioni che devono la propria attività e presenza nel territorio a coloro che prestano il proprio contributo attraverso il volontariato, la promozione delle arti e l’organizzazione di feste di paese. É un paese pertanto che si nutre di relazioni intergenerazionali. Una comunità, anche formata dal personale scolastico, dalle figure professionali coinvolte e dalla sottoscritta, che è rispettosa e riconoscente del ruolo che viene svolto con i propri ragazzi. Posso contarle numerose iniziative ed attività svolte, in questi anni, al fine di accogliere e coinvolgere ogni alunno, non uno di meno. Non so se la deluderò, ma desidero informarla che la più ampia partecipazione alle iniziative didattiche e culturali si è registrata proprio a Valle Castellana; dove non è mai mancata la curiosità e la voglia di sperimentarsi, attraverso un’esperienza diretta, con un mondo di cui si ha conoscenza anche per mezzo dei media . Per intenderci, la globalizzazione non ha risparmiato la gente di questa comunità ma li ha dotati di maggior avvedutezza e pragmaticità, rendendoli beneficiari delle nuove tecnologie che il mondo è in grado di offrire loro. Il Bello, il Vero e l’Essenziale lo hanno già e non lo ricorrono nelle chimere dei falsi miti. Forse la stupirò nel dirle che gli alunni che ha lasciato sono in realtà talentuosi e che i loro talenti sono riconosciuti anche al di fuori della scuola e anche al di fuori del contesto territoriale nazionale. Forse avrebbe fatto meglio a soffermarsi di più tra quelle valli e rimuovere quegli ostacoli che ha incontrato nel suo cammino e donarci un’immagine meno superficiale, riduttiva e surrettizia”.
La Dirigente conclude la lettera annunciando di invitare l’autrice del libero a “presenziare all’imminente inaugurazione della ‘nostra’ piccola biblioteca scolastica. Sono certa che troveremo il modo, per mezzo delle testimonianze e riflessioni degli alunni e degli ex alunni della scuola di Valle Castellana, di rinverdire la sua esperienza passata di nuovi significati”.