Definirlo un fulmine a ciel sereno è riduttivo, così come appare incomprensibile quella che è la decisione della proprietà dell’azienda leader mondiale nella produzione di reti e recinzioni metalliche (gestita dal fondo Carlyle). Questa mattina, nel parcheggio dell’azienda di Tortoreto, che conta 155 dipendenti, c’è stata l’assemblea dei lavoratori che sono in sciopero fino a sabato 1 agosto. I sindacati (Rsu, Fim Cisl e Fiom Cgil) si sono confrontati con i lavoratori sulla improvvisa, quanto inaspettata decisione aziendale, anche alla luce del fatto che la Betafence Italia è in salute, con fatturati ottimi e commesse in cantiere.
La vertenza, necessariamente, dovrà essere spostata sul tavolo nazionale, al Mise, perchè appare inaccettabile decidere di chiudere un’azienda in salute e mettere sulla strada 155 famiglie. Ma anche perchè così facendo rischia di essere sdoganato un ulteriore messaggio: quello di poter depauperare il territorio di un’azienda in salute, con professionalità acquisiti, in una zona già martoriata dalla crisi degli ultimi anni.
Da parte di sindacati e lavoratori ora viene chiesto un sostegno concreto da parte delle istituzioni per porre il tema a livello nazionale. Durante l’assemblea di questa mattina, inoltre, sono state decise ulteriori iniziative di protesta. Da un presidio dinanzi all’azienda anche durante il periodo di chiusura per le ferie e di una grande manifestazione a fine estate.
Nel frattempo domani, venerdì 31 luglio, dalle 10 alle 12 dinanzi ai cancelli della Betafence ci sarà un presidio dei lavoratori con una conferenza stampa.
Le reazioni. Sono tanti gli attestati di solidarietà e di appoggio alla questione Betafence. “Sono vicino ai lavoratori della Betafence”, commenta Domenico Di Matteo, ex sindaco e consigliere comunale di Obiettivo Tortoreto. “Appare incomprensibile la decisione della proprietà di comunicare la chiusura del sito produttivo, quando di parla di un’azienda in salute, che produce utili e che conta professionalità. Si rischia di un danno per l’intero territorio, per le implicazioni per l’indotto di una zona già provata da varie crisi aziendali. Faccio un appello alla Regione e alla Provincia. Non possiamo permettere che l’azienda chiuda i battenti”.
PCI Abruzzo. “La sciagurata decisione, al di là delle ipocrite giustificazioni formali addotte, è frutto dell’odiosa scelta speculativa di delocalizzare la produzione in Polonia”, si legge in una nota.
Nessuna motivazione di carattere economico, di mercato, di produzione, sostiene tale decisione, solo beceri, cinici, volgari calcoli finanziari, che hanno portato i vertici dell’azienda a decidere la chiusura della produzione ed il licenziamento di 155 lavoratori, con un’ulteriore drammatica ricaduta sull’indotto che gravitava attorno all’attività della Betafence e che assicurava lavoro almeno ad altri 150 lavoratori.
Un colpo alla tenuta economica, occupazione e sociale di un territorio, come quello teramano, già ampiamente colpito da altre precedenti chiusure di insediamenti produttivi. Basti pensare alla vicenda della ATR di Colonnella, che ha visto colpiti 150 lavoratori, rimasti senza stipendio”.
Domenico Piccioni. “Esprimo tutta la mia solidarietà al personale: già stamattina, assieme al Vicesindaco Francesco Marconi, mi sono confrontato coi lavoratori e con i sindacati coinvolti, coi quali ci incontreremo di nuovo domattina. Anche in questo caso, l’Amministrazione Comunale sarà al fianco del personale nel dialogo per il mantenimento dei posti di lavoro”, commenta il sindaco di Tortoreto.
La vicenda è stata anche oggetto di analisi nel corso della seduta serale del consiglio comunale a Tortoreto con un intervento da parte del consigliere Riccardo Straccialini che ha chiesto al sindaco le iniziative che l’Ente metterà in campo per sostenere la battaglia.
Pd Tortoreto. La multinazionale inglese negli ultimi anni ha iniziato un’opera di delocalizzazione spostando le produzioni dove i costi (in primis quello degli operai) sono inferiori, ovvero ad Est: Turchia e Polonia. Ammesso che sia vera la crisi del settore del post COVID è altrettanto vero che lo stabilimento di Tortoreto, a detta dell’azienda, ha una buona redditività.
La notizia della chiusura del sito di Tortoreto e del possibile trasferimento della produzione nello stabilimento è giunta improvvisamente e questo fatto unito all’alta produttività del fabbrica Teramana potrebbe anche nascondere un altro obiettivo, ossia non la chiusura ma tagli di posti di lavoro. Magari dopo dure lotte il “solo” licenziamento – più o meno morbido – di altre decine di operai passerebbe come il male minore e sarebbe sbandierato dalle istituzioni locali/nazionali e dai sindacati confederali come una mezza vittoria.Riteniamo che debba essere rifiutata e contrastata la chiusura di Tortoreto ma anche qualsiasi ulteriore taglio di posti di lavoro.
Perciò il Partito Democratico di Tortoreto esprime forte solidarietà ai lavoratori e nelle loro Possibilità sosterranno le iniziative che saranno intraprese per la salvaguardia del posto di lavoro.