Da una parte il passo indietro della proprietà (mantenere in attività lo stabilimento di Tortoreto) ha schiarito in parte il panorama, ma sul tavolo restano altri aspetti da chiarire, anche rapidamente: dai numeri degli esuberi, al piano industriale per il rilancio dell’azienda che, covid a parte, degli effetti negativi li ha subito dopo la sortita dello scorso luglio quando era stata annunciata la chiusura.
Attorno a questi temi, oggi, nello stabilimento di Tortoreto, si è tenuta un’assemblea alla luce dei riscontri emersi dal tavolo regionale di venerdì scorso. Era presente l’assessore al lavoro Pietro Quaresimale, con il suo staff e due consulenti incaricati dal gruppo Presidiad di gestire la ristrutturazione. Ma nonostante l’invito, hanno disertato l’assemblea i rappresentanti di Betafence Italia e nessun dirigente locale.
La cosa è stata rimarcata dalle organizzazioni sindacali (Fim Cisl e Fiom Cgil).
“Oltre agli assetti del management“, scrivono i sindacati in una nota, “desta preoccupazione anche l’emorragia di competenze che si sta vivendo: il clima di incertezza sta facilitando l’uscita di lavoratori con ruoli di rilievo, ponendo una pesante ipoteca negativa sul futuro produttivo.
A ciò si somma quella che è stata l’unica certezza esplicitata con chiarezza dal gruppo Praesidiad: l’esistenza di esuberi del personale.
Di contro, senz’altro va letta positivamente la volontà di rivedere il piano comunicato a luglio che prevedeva la chiusura totale dell’attività produttiva a Tortoreto, il trasferimento di questa in Polonia ed il mantenimento di soli 20 posti di lavoro. Attualmente, grazie alla fortissima mobilitazione sindacale dei mesi scorsi, l’azienda ha dichiarato di voler mantenere una parte della produzione a Tortoreto, non chiudendo quindi più completamente l’attività produttiva, puntando però solo su un tipo di prodotto.
Quanti esuberi. “Questa scelta salva una parte del personale dal licenziamento, ma ne condanna un’altra, di cui non si conosce ancora il numero, alla disoccupazione e per questo è stata ribadita la necessità che l’azienda tiri fuori definitivamente quei numeri che fino ad oggi non è riuscita a produrre”, prosegue la nota. “Numeri che dovranno essere discussi nel merito: non ci si accontenterà di soluzioni preconfezionate da “prendere o lasciare”, ma si pretenderà con forza che nessuno venga lasciato indietro e che si cerchino quindi le soluzioni migliori perché l’impatto delle scelte non ricada sulle spalle di chi, in questi anni, ha consentito all’azienda di guadagnare ed andare avanti.
Non è ancora quindi il momento di festeggiare, né quello di arrogarsi meriti determinati dalla casualità dei tempi e dagli sforzi di altri, e sicuramente il clima vissuto in azienda non è quello entusiastico dei titoli di alcuni quotidiani che davano la pratica come risolta: la vera sfida inizia adesso e sarà importante capire quanto l’azienda davvero voglia mantenere la parola data riducendo al minimo l’impatto sociale delle proprie scelte e come consolidare il futuro della fabbrica teramana”.
Il primo banco di prova ci sarà questa settimana: Praesidiad ha comunicato che informerà ufficialmente clienti e fornitori della revisione del piano di delocalizzazione in Polonia e del mantenimento di Tortoreto. Vedremo se sarà davvero così, come si vedrà se al prossimo incontro previsto tra circa un mese, finalmente si conoscerà l’esito dell’approfondimento che partirà in questi giorni con un gruppo di lavoro composto da consulenti esterni e personale interno, su quali produzioni tenere a Tortoreto, come gestire il consolidamento dell’attività e come evitare soluzioni drastiche per chi dovesse continuare ad essere considerato in esubero.
Passaggi e scelte che sarà opportuno vengano confermati su un tavolo ministeriale che dovrà tornare ad essere centrale per il prosieguo della vertenza: bene la celerità della convocazione in regione, ma ora deve essere anche il Governo nazionale, oltre quello abruzzese, a sostenere la battaglia per il mantenimento occupazionale e produttivo a Tortoreto.
Nei mesi scorsi è stato dimostrato che lavoratrici e lavoratori della Betafence, insieme a Fim e Fiom di Teramo, hanno la forza e l’intelligenza per combattere una battaglia il cui epilogo è ancora molto lontano, una battaglia per la quale l’ascia di guerra non può ancora essere sepolta”.