“Abbiamo scoperto che ci sono alcune aziende che applicano questi contratti gialli, che sono depositati al Cnel, ma che non sono sottoscritti dalle organizzazioni sindacali più significative e dalla controparte, in questo caso
Confindustria – tuona Natascia Innamorati, della Fiom Cgil – il che significa, per le aziende che li applicano svincolarsi dai contratti nazionali e da tutti gli accordi che si fanno sui tavoli ministeriali, come quello di questa notte per la tutela dei lavoratori a partire da domani, quando saranno sbloccati i licenziamenti”.
Da qui l’appello ai lavoratori a non sottoscrivere quei contratti, spesso imposti, secondo i sindacati, con lo spettro dei licenziamenti, e a rivolgersi “ai veri sindacati: Fiom, Fim e Uilm”. Ma a preoccupare i sindacati non solo i “contratti gialli”. Nonostante l’accordo trovato al ministero sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali da parte delle aziende prima di procedere ad eventuali licenziamenti, infatti, la preoccupazione per i risvolti sociali dello sblocco dei licenziamenti è tanta.
“La situazione è molto triste – ha sottolineato Marco Boccanera, della Fim Cisl – ieri siamo stati alla Cepar di Poggio Morello dove ci hanno annunciato quattro licenziamenti senza se e senza ma. E la nostra paura è che tra poco cominceranno a farlo anche gli altri. Ci sono realtà dove siamo riusciti a stemperare la situazione con i contratti di solidarietà, come alla Bentel, ma siamo preoccupati. Soprattutto siamo preoccupati di quelle realtà dove non siamo presenti”. Tra i problemi che potrebbero favorire i licenziamenti, come evidenziato da Gianluca Di Girolamo, della Uilm, anche l’attuale carenza di materie prime e il rincaro dei prezzi.