Antonio Topitti, presidente comunale Confesercenti Teramo e promotore del Comitato “No alla dislocazione del Mazzini”, interviene sulla questione del nuovo ospedale da realizzare in provincia di Teramo.
“La ASL di Teramo, per bocca del suo facente funzione di direttore generale, continua a fare dichiarazioni a favore del project financing, in attesa di nuove proposte da parte di nuove imprese o della stessa Pizzarotti con una struttura ex novo – dice – Il tutto a distanza di circa tre anni, da quando a livello regionale si è iniziato a parlare di un riordino sanitario ospedaliero a favore di ospedali unici provinciali, al fine di ridurre i costi di gestione e migliorare la qualità dei servizi con specifiche strutture di secondo e primo livello ben definite”.
“Allo stato dell’arte, noi sosteniamo che prescindendo dalla funzione, sia essa di secondo o di primo livello, l’eventuale nuova struttura non può essere che localizzata a Villa Mosca. Sosteniamo questa tesi per una serie di ragioni: prima di tutto perché il sito scelto a suo tempo da chi volle realizzarci il Mazzini è il sito più salubre del territorio comunale; il Mazzini è facilmente raggiungibile da più vie, a differenza di Piano D’Accio dove vi sarà una sola via di accesso con una Teramo-Mare priva di corsie di emergenza. I due lotti che costituiscono il Mazzini, checché ne dicano i detrattori nonostante tutti i terremoti verificatisi in oltre 40 anni di esercizio, ad oggi non sembrano aver subito danni strutturali neppure alle tamponature, solo qualche crepa agli intonaci ai piani a raso e sotterranei. Al momento alla pubblica opinione non è stato reso noto nessuno studio sui reali rischi sismici di tutta la struttura esistente, ma solo propagandati degli indici teorici che spesso non hanno riscontro con la realtà dei fatti, sia nel senso di cedimenti, che di tenuta in caso di forti scosse sismiche”.
E ancora prosegue Topitti: “Va ricordato che il finanziamento di 81,5 milioni di euro dal Ministero della Sanità fu stanziato per adeguare a sicurezza sismica tutti e quattro i nosocomi provinciali: Atri, Giulianova, S. Omero e Teramo, con una spesa di circa 20 milioni di euro cadauno, poi dirottati dalla Regione Abruzzo al finalità della realizzazione del nuovo ospedale di Teramo. A questo punto ci sorge spontanea la domanda: con quali risorse verranno realizzate la messa a norma dell’esistente, visto che le strutture dovranno continuare a svolgere la stessa funzione nel futuro? Unico problema reale a nostro avviso è l’adeguamento del Mazzini alla modernità operativa e alla funzionalità in rapporto alle nuove esigenze dell’utenza. Constatiamo che ad oggi non ci è mai stato dato sapere di studi specifici, fatti da apposita commissione di tecnici specializzati, con relative relazioni, sul rapporto dei costi – convenienza tra realizzare una struttura ex novo e ristrutturare con i dovuti adeguamenti l’esistente. La non convenienza a ristrutturare l’esistente ad oggi è stata solo propagandata a parole dai dirigenti ASL senza nessuna documentazione reale di appoggio. Al fine di evitare un ulteriore depauperamento dell’area urbana della Città Capoluogo con nuovi disastri economici e sociali collettivi e per scongiurare il ripetersi di siti di archeologia ospedaliera, vedansi Ex Mazzini di Viale Crucioli, Ex Dermatologia di Corso Porta Romana, non per ultimo l’ex Psichiatrico di Circonvallazione Ragusa, che occupano più di un terzo del Territorio cittadino ed ulteriore consumo di territorio, riteniamo che il nuovo ospedale vada costruito sullo stesso sito dove attualmente insiste il Mazzini. Se è conveniente, si propone di ristrutturare l’esistente, altrimenti la soluzione più saggia è abbattere e ricostruire in loco ex novo, naturalmente demolendo un lotto alla volta mentre l’altro resta in esercizio”.