Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Livia Di Febo, cittadina teramana, che denuncia la situazione in cui si trova suo padre, ammalato di Covid.
“Voglio portare attenzione sul caso di mio padre DFC, già sottoposto a una cistectomia nel 2018, oltre che il 28 luglio 2020 è stato colto da un gravissimo Ictus e lo ha reso tetraplegico. Con la sua grande volontà inizia da quel giorno un percorso per rimettersi in piedi grazie a dei supporti. Il 20 ottobre purtroppo ricoverato in una struttura di riabilitazione dove ci era vietato vederlo, contrae il COVID 19. Trasferito al Bellocchio di Giulianova ad oggi è ancora ricoverato. Il suo quadro clinico è sempre fortunatamente asintomatico, ritenuto dai medici sempre in ottime condizioni, riguardo la problematica COVID. Però la struttura è assolutamente non idonea per mio padre: fisioterapia praticamente nulla tranne qualche massaggio al spalla e alla gamba al letto, non viene mai alzato, né messo sulla carrozzina, niente terapia cognitiva, ne psicologia. Praticamente sono dal 20 ottobre che mio padre è sul letto di un ospedale ad aspettare solo di negativizzarsi. Quando il suo quadro clinico richiede molto ma molto di più. Anche gli stessi medici ci hanno sottolineato la non idoneità della struttura per le problematiche di papà. Ma purtroppo non possono aiutarci. Ho esortato a procedere più frequentemente nei tamponi vista la situazione ma mi è stato risposto che il protocollo prevede un tampone a settimana. Ormai sono 20 giorni che papà è fermo ad aspettare….. ma se la sua negatività arivasse fra quindici o venti giorni in che condizioni, mi chiedo, uscirà mai mio padre? Probabilmente i suoi sforzi saranno vani, anche la sua struttura psichica sta crollando in quanto fermo, inerte tutto il giorno e la notte, lontano ormai da mesi dalla famiglia. Ma un paziente di questo genere non dovrebbe avere un protocollo differente? E visto che non ha sintomi, dopo 20 giorni non è possibile dimetterlo al primo tampone negativo? E i tamponi non si possono accelerare nel suo caso? Scrivo questa lettera al Signor Sindaco di Teramo, al signor Sindaco di Giulianova, chiedendo dì aiutarmi a poter svincolare questa burocrazia e riportare papà il prima possibile a casa. Perché ha bisogno quanto prima di controlli clinici specialistici nonché riabilitativi ad oggi tutti assolutamente fermi”.
La cittadina ha chiarito che la struttura di Bellocchio è estranea alla problematica del mancato trasferimento.