In pratica, uno studente su sei, dopo essersi iscritto ad un istituto superiore o all’università non porta a termine gli studi. Preferisce abbandonare i libri con l’obiettivo di trovare un lavoro e iniziare a guadagnare. Secondo un’indagine condotta da “Openpolis”, un osservatorio civico che raccoglie dati e verifica i trend, la percentuale che interessa gli studenti rosetani è piuttosto alta. Molto più elevata di quella del capoluogo provinciale, Teramo, dove il tasso di abbandono scolastico si attesta sul 10 per cento.
A Roseto, che da alcuni anni è la seconda città della provincia, c’è il 40 per cento in più di gente che lascia prestissimo quaderni e banchi. E il confronto con le città del Nord Italia diventa addirittura impietoso perché qui l’abbandono scolastico non raggiunge neppure la doppia cifra in percentuale. Dunque, l’analisi di “Openpolis” rivela che un ragazzo rosetano su sei non va più a scuola dopo quella dell’obbligo. L’obiettivo è quello di iniziare a lavorare. Ma è probabile che non entri nel mondo del lavoro, ma in quello della marginalità sociale.
E questo nonostante la presenza di scuole d’eccellenza sul territorio. L’Istituto Moretti e il Liceo Saffo sono un fiore all’occhiello in provincia e nel panorama dell’istruzione superiore, con un’offerta didattica di primissimo piano. Le quali, evidentemente, finiscono tuttavia per agire più su chi è già dentro il sistema piuttosto che recuperare chi è fuori.
Il 15,7 per cento, però, deve essere analizzato anche all’interno di un contesto familiare. Perché chi decide di abbandonare gli studi molto spesso vive una condizione non facile all’interno della propria famiglia. C’è chi tra i giovani cerca il riscatto sociale attraverso lo studio. Chi invece decide di non farsene nulla di una condizione culturale più elevata scegliendo la strada della marginalità.