“Nella seduta del 20 dicembre della conferenza di servizi in Regione, non si discuteva della piattaforma in senso stretto ma della richiesta di sanatoria dei pozzi di attingimento dell’acqua della stessa Wash Italia”, si legge. “Questo è un primo punto sul quale ragionare: la sanatoria indica sempre un intervento realizzato in assenza o in difformità di permesso e già qualcosa non torna. A questo si aggiunge la preoccupazione che l’acqua che attingono sia inquinata. Tutti sappiamo che nel caso in cui le analisi non risultino idonee, i pozzi vengono sigillati e allora la domanda sorge spontanea: gli enti deputati a questo cioè Arta, Genio Civile, Asl che pensano di fare visto? Ho fatto effettuare anche le analisi presso la mia abitazione ed i risultati analitici sono davvero preoccupanti. Il 18 novembre ho inviato inoltre alla Asl i risultati di un prelievo fatto a 100 mt dalla Wash da un’agenzia accreditata ma non ho ancora ricevuto riscontro. Possibile che la procedura richieda così tanto tempo? “
Questi non sono gli unici enti ai quali rivolgo le mie richieste. Il 20 dicembre dopo una lunghissima discussione il dirigente del servizio Via, Domenico Longhi ha deciso di inviare in autotutela al comitato Via i verbali della stessa riunione e di quella del 26 novembre affinché valuti le criticità emerse.
Longhi era la stessa persona che disse che non era possibile. Permettetemi allora di fare questa domanda legittima: come mai? Che cosa dice la legge in merito? “.
“La cosa che più mi lascia basito sono i tempi troppo lunghi ed i modi non chiari che ruotano attorno a tutta la vicenda che i più, intendo soprattutto i cittadini, non conoscono. Riporto una breve cronistoria:
-Il comune di Nereto nel 2017 invitato a partecipare alla riunione per l’approvazione del progetto non si presenta; il comune di sant’Omero, sui cui territori la Wash ha gli scarichi, non viene interpellato;
-Nel PAUR (procedimento unico regionale) ci sono irregolarità evidenti e riscontrabili;
– esistono criticità idrogeologiche oltre a quelle note relative alla qualità delle acque della Val Vibrata già compromessa;
-la documentazione presentata dall’azienda risulta incompleta: manca progetto a costruire; ai vigili del fuoco per esempio non esiste nessuna richiesta e sappiamo che alcuni dei rifiuti comportano un rischio in tal senso; in più l’azienda risulta sprovvista di una polizza di responsabilità civile verso terzi nel caso come potrebbe avvenire di un incidente che causa disastro ambientale.
– inoltre l’azienda non è un esempio di realtà virtuosa in ambito ambientale (ne abbiamo le prove) quindi il nostro timore di possibile reiterazione di reato ambientale credo sia comprensibile. Ci appare legittimo anche il dubbio che l’azienda persegua come unico obiettivo il suo profitto, non tenendo in considerazione le istanze del territorio.
Non dimentichiamo che le imprese hanno anche una funzione sociale se sono radicate nel territorio , che non significa salvaguardare i posti di pochi contro l’interesse di molti ma piuttosto trovare una soluzione che accomuni tutti; quindi chi è per il si e lo fa sventolando la salvaguardia dei posti di lavoro a nostro avviso non è credibile;
-suscitano in noi perplessità anche le relazioni dei tecnici legate ai vincoli di paesaggio che la legge impone (bisogna prendere in considerazione tutti e 4 i lati esterni dell’azienda e non solo uno) ed il fatto di non considerare nelle stesse la vicinanza dell’azienda all’argine del Vibrata che in passato più volte è esondato proprio all’ingresso dell’azienda, dove gli argini sono stati sistemati approssimativamente, appare non comprensibile “
“Quindi mi chiedo: come mai nonostante le considerazioni suddette ancora si persiste? Come mai sono state concesse sette integrazioni documentali, tutte consegnate fuori i termini di legge? Ma davvero era necessario costituire un comitato civico di cittadini preoccupati per accendere i riflettori sulla vicenda? In questi 2 anni che cosa si poteva fare e non si è fatto? Di una cosa siamo certi: il comitato nasce spontaneamente e non accetta che qualsivoglia partito politico possa mettere il cappello su una questione di fondamentale importanza come questa che si riassume nella tutela ambientale del territorio e della salute dei cittadini. Perché ne sono sicuro: chi pagherà le conseguenze qualora si decidesse per l’approvazione della piattaforma dei rifiuti, sono proprio i cittadini. Le firme raccolte finora sono 10000 ma visto che l’argomento riguarda tutto il territorio vibratiano e che i sindaci dei 12 comuni hanno palesemente espresso il loro no alla piattaforma, pensiamo che sarà plausibile arrivare a 40000(cittadini che pensano, che valutano, che ricordano ed agiscono di conseguenza).
E qualora tutto ciò non sia sufficiente ed a mio avviso sarebbe grave, non ci rimane altro che rivolgerci alla Procura”
“Se la Wash otterrà l’approvazione, i danni che ne potrebbero derivare immaginiamo, possano essere immensi: in primis come già detto per l’ambiente ma non solo sarebbero di tipo economico ( pensiamo al turismo ed all’agricoltura che sarebbero compromessi) ma anche di immagine per la città di Nereto.
Quindi non escludiamo in questo caso (cosa che scongiuriamo perché l’obiettivo è arrestare il processo) che richiederemo il risarcimento dei danni all’azienda stessa.
La situazione è davvero complicata e controversa. Spero comunque che chi dovere fornisca in tempi brevi tutte le risposte ai nostri dubbi e soprattutto che tanti cittadini accorti, alla luce di queste rivelazioni, sposino la nostra causa. Forse la scarsa capacità o l’incompetenza o la troppa superficialità o motivazioni di altro tipo che non conosciamo, hanno portato alcuni degli enti preposti alla risoluzione della vicenda, a sottovalutare la questione che invece per noi è di vitale importanza. I cittadini come me, i sindaci dell’unione dei comuni per la loro partecipazione e tutti quelli che sono vicini al comitato che ringrazio, sono tenuti a segnalare, a monitorare. A chi di competenza, ora tocca agire.
Chiediamo quindi ad alta voce che sia messo in atto con la massima urgenza un piano di risanamento efficace ed in tempi brevi e che si punisca nei termini di legge chi ha contribuito a ridurre la zona in uno dei siti più inquinati d’Italia. Questa è la lista delle sostanze presenti nella nostra acqua (2007/2011): cadmio, piombo, ferro, zinco, mercurio, nitrati, nitriti, cloruri, solfati, salmonella, enterococchi intestinali, coliformi totali, escherichia coli, pseudomonas aeruginosa, clostridium perfringens; ancora nel 2017 escherichia coli, enterococchi intestinali, salmonella, vibrio spp., nitrati, triclorometano, tetracloroetilene, sommatoria organoalogenati, boro, cloruri, solfati.
E’ cosi difficile individuare i responsabili o è mancanza di volontà?”