Nelle ultime ore, infatti, le tre municipalità e la Provincia di Teramo hanno affidato un incarico legale per impugnare il Decreto del Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. L’atto al centro dell’impugnativa è il Decreto ministeriale dello scorso 16 marco con il quale è stato espresso un giudizio di compatibilità ambientale per le attività di perforazione del nuovo pozzo in adriatico (coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi), presentato dall’Eni.
Il via libera alla compatibilità di natura ambientale, carte alla mano, spiana la strada all’attività estrattiva (o comunque di perforazione) e sotto questo aspetto, nelle scorse settimane, c’è stata una prima mobilitazione da parte delle associazioni ambientaliste che hanno espresso tutte le proprie preoccupazioni nel corso di un’assemblea pubblica che si è tenuta in sala consiliare a Martinsicuro. Ora, però, il terreno di confronto segue un ulteriore step con la decisione del Comune di Martinsicuro (e delle altre municipalità) di impugnare il Decreto del ministro. Incarico che è stato affidato all’avvocato Paolo Colasante. Impugnativa che va presentata in termini stretti al Capo dello Stato, visto che i termini (eventuali) per un ricorso al Tar sono già decorsi.
E sulla vicenda è tornato anche il Costituzionalista Enzo Di Salvatore, che aveva relazionato sul progetto nel corso dell’assemblea pubblica a Martinsicuro.
“Nel decreto di Cingolani”, scrive Di Salvatore, “con cui si è dato l’ok alla realizzazione di un nuovo progetto di perforazione si omette di dire che il pozzo Donata 4DIR verrà perforato entro le 12 miglia e, dunque, entro un tratto di mare interdetto a questo tipo di attività dalla legge. Quella che sta fuori le 12 miglia è la piattaforma Emilio, non il nuovo pozzo. Lo dichiara proprio ENI nei documenti presentati al ministero. Cingolani dovrebbe fare solo una cosa: dimettersi”.