Il gip Marco Procaccini ha firmato anche questa misura cautelare e rigettato la richiesta di revoca dei domiciliari per il commercialista, avanzata dal legale Fabrizio Acronzio in sede di interrogatorio di garanzia.
Secondo le indagini, nell’ambito delle procedure a lui affidategli in qualità di curatore fallimentare e commissario giudiziale, avrebbe avuto un indebito arricchimento per quasi 1,5 milioni di euro.
In sostanza, dalle indagini dirette dai sostituti procuratori, svolte anche nei confronti di altri soggetti coinvolti nella vicenda (un avvocato e un imprenditore), sono state ricostruite alcune operazioni finanziarie ideate e attuate dal professionista nell’ambito di diverse procedure fallimentari iscritte presso il Tribunale di Teramo.
In particolare, è emerso che il professionista teramano, sempre secondo i riscontri delle fiamme gialle da dimostrare nei prossimi passaggi dell’inchiesta, avvalendosi di società costituite ad hoc ubicate in Italia ed all’estero, riconducibili a lui e al figlio, avrebbe acquistato, nell’ambito delle predette procedure fallimentari, crediti deteriorati; successivamente, in virtù della propria posizione privilegiata di curatore, avrebbe provveduto, mediante una nuova ripartizione dell’attivo fallimentare, appositamente pilotata, ad assegnare a detti crediti un maggiore valore economico, incassando così, tramite le citate società, consistenti somme di denaro.