È di circa 500.000 euro l’ammontare di una truffa ai danni di una banca, che ha condotto sotto accusa davanti al gup del Tribunale di Macerata due persone. Altre cinque risultano invece essere imputate per riciclaggio dei soldi che sarebbero il provento della frode.
Per i prossimi passi giudiziari, però, occorrerà attendere: l’udienza preliminare dinanzi al giudice Claudio Bonifazi è infatti stata oggetto di rinvio per una questione di natura tecnica, considerato che mancava l’avviso dell’udienza a una delle parti interessate.
È dunque stata rinviata la trattazione della vicenda che ha visto come vittima della presunta truffa la Banca di Credito Cooperativo dell’Adriatico Teramano e, stando alle prime ricostruzioni, come autori del possibile reato due uomini: un uomo di 40 anni di Montegranaro e un uomo di 60 anni di Fermo, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto di una ditta di Teramo.
Cosa è successo
Secondo quanto afferma l’accusa, dopo che il socio uscente della società (estraneo al procedimento) aveva ottenuto dalla banca l’accensione di un rapporto a dopo incasso per l’emissione di tre ordini di pagamento a carico di una società tedesca già estinta, i due imputati avrebbero formato un falso contratto tra la società e quella tedesca.
Avrebbero poi presentato attraverso delle operazioni di home banking tre addebiti aziendali da 250.000 euro ciascuno a carico della ditta tedesca, estinta. In questo modo avrebbero indotto in errore la direttrice della filiale della banca, che avrebbe autorizzato la procedura.
Dei tre addebiti due sarebbero andati a buon fine per un importo di 500.000 euro.
Con i soldi così ricavati gli uomini avrebbero posto in essere una serie di bonifici bancari sia a società che a privati, tra cui una società sanmarinese e una statunitense che ha sede in California.
Gli altri imputati dovranno rispondere a vario titolo dell’accusa di riciclaggio di parte del denaro provento della presunta truffa. L’udienza è stata ora rinviata al 20 marzo. Considerata la natura internazionale della potenziale frode, è stato decisivo anche il ruolo di una rogatoria negli Stati Uniti, con le indagini coordinate dal pm Vincenzo Carusi.