Quell’auto finita nel fossato, tra canne e rovi, lungo la provinciale di Terrabianca, sulle colline di Tortoreto, era quella di Daniele Taddei (ora avrebbe avuto 32 anni), di Sant’Omero. A scoprire l’auto con i resti scheletrici del giovane (la certezza si avrà nei prossimi giorni, dopo l’esame del Dna e le procedure di riconoscimento), sono stati sei cacciatori (i “volpari”), impegnati in una battuta di calcia alla volpe in quella zona. Un’area battuta mille volte, anche dagli stessi cacciatori, fino all’epilogo di oggi.
Uno dei cani ha richiamato in qualche maniera l’attenzione dei cacciatori, che facendosi spazio tra la folta vegetazione spontanea del pendio, hanno scorto l’auto e i resti di un corpo, con ogni probabilità quello di Daniele Taddei.
Le operazioni di recupero. Le attività di recupero dell’auto sono state particolarmente laboriose. La Nissan Micra di colore grigio del giovane, era nascosta tra le radure. Il finestrino del lato guida parzialmente aperto e la carrozzeria danneggiata solo nella parte anteriore. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Alba Adriatica, guidati dal tenente colonnello Emanuele Mazzotta, i vigili del fuoco del distaccamento di Nereto, il medico legale e anche il magistrato di turno, Enrica Medori che ha fatto un accurato sopralluogo nel luogo del ritrovamento. Nelle prossime ore il pm affiderà l’incarico per l’autopsia sui resti del cadavere per avere la certezza che il corpo è quello di Daniele Taddei e cercare di capire anche l’origine del decesso. Anche se sono trascorsi oltre 4 anni. Sul posto è giunto anche il sindaco di Tortoreto, Domenico Piccioni, originario proprio di quella zona. Il tutto mentre i familiari del giovane seguivano le tristi operazioni di recupero della vettura.
Incidente? La causa al momento più probabile è quella della morte legata all’uscita di strada dell’utilitaria condotta dal giovane. Forse in discesa, in un tratto di strada che comunque Daniele conosceva bene, visto che a poca distanza abitano i nonni del giovane. Tanti dei dubbi, sotto questo punto di vista, saranno chiariti dall’autopsia sui resti trovati nell’auto finita con la parta anteriore nel canneto.
Le ricerche. Daniele Taddei si era allontanato da casa nell’agosto del 2014, dopo quella che i genitori (Ottavio e Rosella) avevano etichettato come una delusione d’amore. Da quel momento qualche segnalazione, ma nulla più Nessun contatto, nonostante gli appelli della famiglia e le ricerche attivate nella zona. L’auto con Daniele, però, era a due passi da casa. In un fossato a Tortoreto, a qualche chilometro di distanza dalla sua abitazione. In quei giorni, furono anche scandagliati alcuni bacini lacustri del comprensorio, ma senza risultati. Mentre nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, prima che il cellulare smettesse di essere raggiungibile, fu agganciato un segnale nella zona tra Mosciano, Bellante e la bonifica del Salinello. Il giovane era in zona, come la macabra scoperta odierna ha confermato, dopo oltre 4 anni.